“L’unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità…”. Così, lo storico dell’arte Roberto Longhi definisce Artemisia Gentileschi, pittrice talentuosa e intellettuale passionale, che non si limitava alla sublime tecnica pittorica, ma che seppe, quella tecnica, declinarla secondo le esigenze dei diversi committenti.

Le sue opere, circa 100, ospitate al Museo di Roma fino al 7 maggio, attraverso un percorso che illustra le diverse fasi della vita della Gentileschi tra le città di Roma, Firenze, Napoli e Londra. Un’immersione per capire fino in fondo la forte personalità artistica di Artemisia e l’evolversi del suo stile. Per scoprire i grandi capolavori come Giuditta decapita Oloferne, e anche opere avute in prestito da collezioni private e quindi meno conosciute al grande pubblico. In mostra anche numerosi lavori di altri artisti che contestualizzano l’opera di Artemisia Gentileschi, a partire da suo padre Orazio per arrivare ai romani Ludovico Cigoli e Baglione, dai fiorentini Cristofano Allori e Francesco Furini fino a Simon Vouet.

Artemisia Gentileschi (1593-1653), straordinaria artista e donna di temperamento, appassiona il pubblico anche perché oltre all’indiscutibile talento dimostra carattere e volontà tali da consentirle arrivata a Firenze da Roma, prima del suo
genere, di entrare all’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze; di imparare, già grande, a leggere e scrivere, a suonare il liuto, a frequentare il mondo culturale in senso lato; una volontà che le consentì di superare le violenze familiari, le difficoltà economiche; una libertà la sua che le permise di scrivere lettere appassionate al suo amante Francesco Maria Maringhi, nobile raffinato quanto tenero e fedele compagno di una vita.

Cambia case, si fa nuovi amici, non paga i debiti, pur di lavorare e di essere grande tra i grandi del suo tempo. È a Venezia e poi a Napoli. Si fa agente di se stessa. Ha a che fare coi grandi della nostra penisola, come d’Europa, raccomandando perfino famiglia e parenti, rimandando consegne di lavori, scrivendo lettere tanto supplichevoli quanto furbe. Il suo amante di sempre, il Maringhi, la raggiunge a Napoli. Girolamo Fontanella compone un’ode per lei e negli anni successivi addirittura sette per le sue opere. Parte per Londra, dove raggiunge il padre, e dove rimane anche dopo la sua morte per rientrare poi a Napoli dove lavora molto e molto promette, pur di farsi anticipare danari e colori. Secondo le fonti vien sepolta nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. “Heic Artemisia” sulla sua lapide. Perché da questo momento è solo Artemisia, la grande, immensa pittrice.

Artemisia Gentileschi
e il suo tempo
Museo di Roma a Palazzo Braschi
30 novembre 2016 – 7 maggio 2017

Museo di Roma Palazzo Braschi
Ingresso da Piazza Navona, 2 e da Piazza San
Pantaleo, 10
Informazioni
T. +39 06 0608 (tutti i giorni ore 9 – 21)
www.museodiroma.it;
www.museiincomuneroma.it; www.arthemisia.it
@museiincomune #ArtemisiaRoma

Orari
Dal martedì alla Domenica
Dalle ore 10 – 19 (la biglietteria chiude alle 18)
Giorni di chiusura: lunedì; 25 dicembre, 1
gennaio, 1 maggio

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