Disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione dell’interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale, che provoca ristrettezza d’interessi e comportamenti ripetitivi. È questa la principale definizione di autismo. Ma cos’è realmente questa malattia? La dottoressa Donata Vivanti lo definisce il peggiore degli handicap, perché, pur accompagnandosi ad un aspetto fisico normale, coinvolge diverse funzioni cerebrali e perdura per tutta la vita. Si tratta di un un disturbo pervasivo dello sviluppo e si manifesta entro il terzo anno di età con deficit nelle seguenti aree: comunicazione, interazione sociale e immaginazione.

Uno studio realizzato nel 2014 e pubblicato sulla rivista Psychological Medicine ha messo in mostra che, nel 2010, in tutto il mondo ci sono stati circa 52 milioni di casi di disturbi dello spettro autistico pari al 7,6 su 1.000 persone, nel 1990 il 7,5 su 1.000. Quindi, i tassi di incidenza a livello globale sono rimasti pressoché invariati. L’incremento dei casi in alcuni Paesi è dato da una maggiore consapevolezza e da una diagnosi più corretta e precoce. Passando all’Italia, un articolo de “Il Fatto Quotidiano” dell’aprile del 2016 ha evidenziato come ci sia un aumento dei bambini autistici, ma questo non viene censito. “In Italia non abbiamo numeri ufficiali. Quelli che possiamo registrare derivano dai dati raccolti da alcune Regioni. Si parla del 3-4 per mille. In Piemonte siamo attorno al 4,6 per mille; in Emilia al 3,4 per mille. Numeri più bassi rispetto a quelli che vengono definiti dagli Stati Uniti. È però evidente che nel momento in cui la capacità diagnostica cresce queste stime diventano più affidabili. L’elemento comune tra gli Usa e l’Italia è che siamo concordi nel dire che negli ultimi 35 anni il numero è aumentato ovunque: da quattro persone ogni dieci mila siamo passati a uno su cento. Di fatto abbiamo un’impennata dovuta da una maggiore capacità diagnostica, ma concorrono anche delle componenti di tipo genetico ed epigenetico. Anche in Italia ci si sta muovendo per costruire un registro nazionale”, con queste parole Serafino Corti, ricercatore e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Italiana per l’autismo, spiega la situazione a livello nazionale.

È quando si parla di terapie che si va incontro a un vero e proprio muro. Molte volte accade che famiglie si trovano in totale solitudine, perché, soprattutto al sud, i centri pubblici di trattamento sono davvero pochi e, dove ci sono, presentano numerose criticità e lacune. Tra i numerosi esempi di approccio curativo, si può citare il metodo etodinamico, che consiste nel cercare di creare un canale comunicativo di tipo emozionale. Si basa soprattutto sulla ricerca della motivazione nell’ambiente naturale, usando dei modi che rendano il bambino autistico curioso. Ma c’è un qualcosa che non va assolutamente dimenticato: il gioco, per chi soffre d’autismo, è un vero e proprio volano per lo sviluppo, perché aiuta a fidarsi degli altri e a iniziare a socializzare. E, in un mondo sempre più tecnologico e virtuale, anche i giochi elettronici e online cercano di adeguarsi. Ed è per questo che i creatori di Minecraft hanno messo a punto un server denominato Autcraft, rivolto ai bambini autistici. È uno strumento per cercare di apprendere un qualcosa nella virtualità per poi trasferirlo nella realtà. Il tutto è controllato e monitorato da una serie di volontari, che verificano che non vi siano, ad esempio, parole inadeguate o fuorvianti. Insomma, il gioco diventa sempre più un mezzo di terapia.