Beethoven con l’Orchestra Sinfonica di Roma, patrocinata dalla Fondazione Roma Arte e Musei Direttore Artistico e Musicale Maestro Francesco La Vecchia, domenica 23 marzo alle ore 17:30 e lunedì 24 alle ore 20:30, Auditorium Conciliazione. In programma il Concerto per pianoforte n. 3 e la Sinfonia n. 4. Dirige il Maestro Atvars Lakstigala. Xiayin Wang al pianoforte.

Il concerto per pianoforte e orchestra n. 3 di Ludwig van Beethoven, composto nel 1800, fu probabilmente abbozzato già nel 1797.  La prima assoluta avvenne a Vienna il 5 aprile del 1803, con Beethoven stesso al pianoforte e sotto la direzione di Ignaz von Seyfred.  Il primo movimento si apre con un tema fortemente assertivo in do minore (ripetuto subito dai legni in sol maggiore) che in diverse tonalità maggiori o minori si ripresenta per tutto il primo tempo. A questo tema se ne affianca un altro, ripetuto prima in mi bemolle maggiore e poi in do maggiore, meno incisivo del precedente e più cantabile. All’inizio esso è proposto dal clarinetto, poi viene ripetuto ad alternanza prima dal pianoforte e poi dagli archi accompagnati dai legni. Dopo la proposta dei temi principali da parte dell’intera orchestra, con una serie di scale in do minore melodica entra il pianoforte.

Il secondo movimento è un largo in mi maggiore. Il pianoforte espone il tema principale cui un altro fa seguito suonato dall’intera orchestra. Dopo di ciò il esso esporrà un motivo ricco di arpeggi e scale di terze accompagnato da un’orchestra quasi silenziosa. I due temi iniziali vengono ripetuti con alcune variazioni verso la conclusione del brano. Il movimento si conclude con arpeggi in mi maggiore eseguiti prima dal pianoforte e poi dall’orchestra e con un solenne accordo di tonica dell’orchestra.

Il terzo movimento è un allegro, grazioso, quasi spiritoso. Il pianoforte espone il tema principale in do minore poi ripetuto dall’orchestra e da se stesso, con dovute modifiche, in mi bemolle maggiore, intervallandone le esecuzioni con piccolissime cadenze. A metà Beethoven inserisce un tema in la bemolle maggiore in cui prevale l’uso dei clarinetti, mentre il piano, eccezion fatta per alcuni punti, tace o trilla sul mi bemolle. Dopo l’ultima delle tre cadenze (usate come intervallo tra i pezzi del movimento), viene eseguita la parte finale in do maggiore. I violini, giocando cromaticamente con i flauti, propongono un tema che poi sarà il pianoforte a concludere fino a terminare con una serie di cadenze perfette nel classico ictus maschile femminilizzato beethoveniano.

La quarta sinfonia di Ludwig van Beethoven in Si bemolle maggiore op. 60 fu composta nel 1806 ed eseguita per la prima volta nel marzo 1807 a Vienna. Questa sinfonia fu definita da Robert Schumann “una slanciata fanciulla mediterranea fra due giganti nordici” e questa immagine di opera quasi disimpegnata e implicitamente “minore” è ormai difficile da estirpare. Certamente non siamo davanti alle tensioni mostruose della Terza sinfonia “Eroica” o della Quinta alla quale Beethoven stava già lavorando intensamente, ma non si tratta di un lavoro di evasione. La grande differenza tra la Quarta e le due sinfonie adiacenti in realtà consiste soprattutto in una diversità di espressione. Essa risulta infatti più trattenuta, più moderata nel tono anche se i contenuti e le inquietudini che la percorrono sono notevoli.