Secondo il nuovo bilancio demografico dell’ISTAT, nel 2017 continua il calo delle nascite in atto dal 2008. Per il terzo anno consecutivo i nati sono meno di mezzo milione (458.151 -15 mila sul 2016), nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia.

“Non sono dati che devono stupire – afferma la Dottoressa Daniela Galliano, Direttrice del Centro IVI di Roma – Se guardiamo ai cambiamenti odierni della società, notiamo come le donne italiane ormai decidano di avere il primo figlio in età avanzata, in media a 31 anni, quando la fertilità sta già iniziando il suo declino.”

“I motivi sono molteplici – continua la Dott.ssa Galliano – ma molto importante è considerare la motivazione socio-economica. La stabilità economica dei giovani ormai si realizza sempre più tardi, quindi le giovani coppie si avvicinano all’idea di mettere al mondo un figlio quando la fertilità può iniziare ad essere già compromessa. Inoltre, oggi anche le donne, per realizzare le proprie aspirazioni personali e professionali, iniziano a pensare alla maternità dopo i 35 anni, quando la fertilità subisce un calo drastico. Da qui la necessità di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita”.

Continua la Dott.ssa Galliano “E’ importante sottolineare come l’infertilità, che dall’OMS è considerata una vera e propria patologia, colpisca in Italia circa il 15% delle coppie, ma da parte sia di uomini che donne ci sia poca attenzione alla tutela della propria fertilità, soprattutto la poca informazione su questo tema. A volte basterebbe sapere che comportamenti come il tabagismo o l’abuso di alcool, possono influire moltissimo sulla fertilità di una persona.”

“Infine, sarebbe molto importante che le donne conoscessero l’esistenza di tecniche che possono permettere loro di preservare la propria fertilità. Questo vuol dire che se entro i 30/35 anni le donne non hanno ancora pensato a una gravidanza, possono vitrificare i propri ovociti in modo da aumentare le possibilità di avere un figlio in futuro”.