Spesso si identifica il termine curry con una spezia, ovvero la spezia deputata a trasformare un piatto in un piatto al curry. In realtà il curry non è una vera e propria spezia, ma una miscela di spezie tradizionalmente pestate nel mortaio il cui abile e sapiente uso rende davvero esclusiva ed inimitabile la cucina indiana.
Si suppone, infatti, che il suo originale significato nasca nel sub-continente indiano durante la colonizzazione inglese. Curry infatti è un parola anglosassone-coloniale molto probabilmente derivata dal termine Tamil usato nell’ India del Sud, Kaikaari o dalla sua versione ridotta Kaari, che indica un piatto di verdure, carni o pesce, cucinato con spezie e cocco e che potrebbe essere diventata la parola britannica con la quale veniva definito il pasto che abitualmente gli indiani mangiavano con il riso.Ora una ricerca pubblicata sull’American Journal of Epidemiology, dimostra che la curcuma, una delle spezie presenti nel curry, ha mostrato di avere una potente proprietà antiossidante e antiinfiammatoria. Gli autori della ricerca hanno analizzato la relazione tra gli asiatici che hanno abitudine a consumare curry e le funzioni cognitive delle persone anziane. Gli studiosi hanno realizzato un test per valutare le capacità intellettive e lo hanno sottoposto a chi mangia curry raramente e a chi lo consuma spesso o molto spesso. I risultati sono significativi: chi non mangia mai piatti a base di curry, ha presentato un punteggio più basso di chi mangia curry almeno occasionalmente.