Impensabile per gli iperattivi, un sogno per i pigri costretti a non fare pause da impegni e lavoro, la siesta, termine spagnolo derivante dal latino sexta, sesta ora del giorno, indica un momento di riposo da regalarsi dopo pranzo. Secondo i neurologi gli esseri umani sono geneticamente programmati per avere la tendenza ad addormentarsi verso le 14-15,30. A quell’ora l’attenzione cala inesorabilmente, le palpebre si chiudono, la testa diventa più pesante. Alcuni si addormentano, altri non ricordano quello che magari stanno leggendo, in ogni caso uno stato di leggera debolezza e indolenza è quasi inevitabile. Questa fascia oraria corrisponde inoltre al secondo picco di incidenti stradali dopo quello notturno. La spiegazione scientifica è legata al ritmo circadiano che, su 24 ore, prevede due periodi particolarmente favorevoli al sonno: le ore notturne e il primo pomeriggio. Il bisogno di dormire dopo pranzo è più accentuato nei bambini, si attenua in età adulta, tende a ricomparire in quella senile. Se lo si asseconda, e sarebbe l’ideale, rimane più forte, altrimenti l’abitudine a star svegli ha la meglio. Un pasto troppo ricco, stati di affaticamento fisico o un numero di ore di sonno notturno insufficienti possono rendere indispensabile un piccolo break. Il riposino, come dice la parola stessa, deve essere formato-mini. L’essenziale è rigenerarsi, staccare la spina restando seduti con la testa sulla scrivania, o sdraiati quando è possibile, per un tempo non superiore ai 20-30 minuti. Dormite più lunghe che implicano fasi di sonno profondo, comportano un’inevitabile stato di intontimento, variabile da persona a persona, al risveglio. La pennichella è decisamente sconsigliata a chi soffre di insonnia. In Italia il pisolino è mal giudicato, a meno che a farlo non siano dei professionisti o artisti che prolungano la loro giornata lavorativa fino a tarda notte o persone che, con un calo di attenzione, causerebbero seri danni (medici, addetti al soccorso o ai trasporti). Oltreoceano il riposino è un diritto dei lavoratori, in Europa il comune di Vechta, in Germania, impone 20 minuti di riposo ai suoi impiegati. In Cina il diritto alla siesta è nella Costituzione, in Giappone, alcune aziende obbligano tutti a un quarto d’ora di riposo, una specie di tappa di decompressione per non esplodere in seguito ai ritmi della giornata. Per una siesta-flash inserite la segreteria telefonica, smorzate la luce, se serve mettete tappi nelle orecchie, mascherina sugli occhi, allentate cintura, bottoni e cravatta, togliete le scarpe e ricordate di svegliarvi con un sorriso dopo venti minuti.