Qual è la principale motivazione a cambiare azienda? A parer di esperto è l’avere sopra di sé un capo impossibile, con cui non si riesce assolutamente a interagire, che ci rende la vita difficile e ci fa venire l’ansia la mattina prima ancora di entrare in ufficio.

Ci sono diversi modi per gestire la situazione: per una somma algebrica di fattori, la più conveniente risulta sempre il provare migliorare il rapporto col capo difficile.

Ecco come, secondo Roberto D’Incau, fondatore di Lang&Partners, una delle più prestigiose società di consulenza HR italiane headhunter & coach, oltre che scrittore di libri di successo (“Quasi Quasi mi licenzio” – “Chi lavora non fa sesso” – “Il Lato Bimbo”, con all’attivo diverse collaborazioni con diverse testate a diffusione nazionale”).

1. Cerca di capire se davvero hai a che fare con un boss pessimo o se invece sei troppo duro con lei/lui, magari perché sotto sotto avresti voluto essere al suo posto e l’azienda invece te l’ha messo sopra, deludendoti.

2. Mettiti nei panni del tuo boss, capendo il suo punto di vista: è davvero un cattivo capo, o è semplicemente molto sotto pressione per i risultati che deve portare, e non sente che i suoi riporti diretti lo supportano adeguatamente: a volte, specie se si è in azienda da tanto tempo, si tende a rimpiangere il capo precedente, a ricordarne solo i pregi e non i difetti, mentre si vedono solo i difetti dell’attuale;

3. Ok, il capo ti stressa, ma il tuo ruolo in azienda va avanti indipendentemente da lui: se il tuo output è ineccepibile, se non ti fai abbattere dal caratteraccio del boss, il leadership team dell’azienda comunque apprezzerà quello che fai, e questo rafforzerà il tuo peso specifico. A volte, i capi impossibili non durano tanto, tutto sta a resistere uno o due anni…;

4. Hai un capo che fa del micromanagement e che controlla la durata delle tue pause pranzo, ogni riga dei report che tu scrivi, come gestisci ogni singola voce del budget che ti è affidato? Hai ragione, hai un capo poco strategico e che non sa delegare, ma ti consiglio di fare buon viso a cattivo gioco, di rassicurarlo nella sua ansia di controllo assecondandolo perlomeno per il primo anno; vedrai che poi automaticamente si fiderà via via sempre di più, e le cose tra voi andranno meglio;

5. Metti dei paletti: bisogna fargli capire chiaramente, con cortesia ma anche con fermezza, che non si è disposti a subire la sua maleducazione o l’aggressività; ci sono persone che “prendono fuoco” facilmente, perché hanno una scarsa capacità di gestire emozioni e impulsi. Bisogna agire non nel momento del conflitto, ma il giorno dopo dicendogli “non ti sembra di avere esagerato ieri con la tua reazione”:  questo fa riflettere, e fa capire che c’è un limite invalicabile, quello dell’educazione e del rispetto.

6. Assecondalo nelle sue manie: ogni capo ha le sue piccole manie, c’è chi ha l’ossessione delle scrivanie ordinate, chi della puntualità, chi del rispetto dell’orario della pausa pranzo, chi non ama lo smart work a causa della sua ansia di controllo. Assecondare il capo in questo, ad esempio evitando di arrivare sempre alle 930 se per lui è importante che tutti i collaboratori siano in ufficio già alle 9, significa, con un piccolo sforzo, venirgli incontro e rassicurarlo sul fatto che si condivide la sua filosofia lavorativa.

7. Capisci se sei di fronte a un capo dal carattere difficile o a una persona che necessita di cure psicologiche: a me è successo, anni fa, fuggii a gambe levate, ci tenevo troppo al mio benessere psicofisico per lavorare con un capo psicolabile. In questo caso, soprattutto se si lavora in un grande gruppo, è bene parlare con l’HR e condividere il proprio punto di vista, per essere spostati in un altro gruppo di lavoro: si potrebbe trattare di un capo con sindrome di burn out, oggi finalmente considerata come una vera e propria malattia professionale.

8. Evita accuratamente per il futuro, quando puoi scegliere, di andare a lavorare con un capo dal carattere impossibile: conosco un executive che, forse inconsciamente, ha scelto di lavorare con enne capi (imprenditori) notoriamente dal carattere pessimo. L’ultima volta, recentemente, è venuto da me lamentandosi dell’ultima scelta fatta, lavorare per un imprenditore notoriamente dalla personalità diciamo difficile. Il mio commento? Errare è umano, ma perseverare diabolico!

9. Lavora sulla tua assertività, spesso chi non riesce a tenere testa a un capo strong ha anche difficoltà a essere assertivo in altre situazioni, ad esempio in famiglia.

10. Cerca di trovare dei momenti di “lato bimbo” con lui, di condivisione emotiva, per esempio davanti a un aperitivo: magari è durissimo perché è a sua volta fortemente sotto pressione lavorativa o personale, e condividere la sua emotività può essere una buona chiave di accesso).