Nel 250° Anniversario dalla nascita di Wolfgang Amadeus Mozart non poteva mancare nel cartellone del Teatro Marrucino una delle creazioni migliori del più geniale tra i compositori della storia della musica. Un’opera, “Il flauto magico”, enigmatica ed affascinante nella quale confluiscono una grande varietà, pur mirabilmente unitaria, di forme e di stili. Nata dall’idea di Schikaneder di realizzare una grande opera, la genesi intesa come rito e -come dice il Mittner- “dramma dell’iniziazione massonica trasferita in una fiaba orientale” è avvolta nel mistero. In essa si narrano le avventure del principe Tamino in viaggio verso il Tempio di Sarastro dov’è custodita la giovane Pamina con l’intento di liberarla. Tamino si è innamorato di Pamina attraverso un ritratto mostratogli dalla Regina della notte, madre della giovane. Aiutato dal flauto magico consegnatogli da tre dame in rappresentanza della Regina della notte, Tamino riuscirà ad unirsi a Pamina dopo avere superato differenti prove e dopo avere attraversato i quattro elementi: terra, aria, fuoco e acqua. Al viaggio partecipa anche Papageno, uomo-piumato e uccellatore al servizio della Regina della notte. Alla fine, Tamino e Pamina accedono al Regno solare di Sarastro avendo abbandonato nel corso del viaggio il Regno tenebroso della Regina della notte che viene sconfitta e cacciata. Essendo l’ultima opera di Mozart, assieme al Requiem, è anche considerata opera di sintesi nonché illuminista. Interessante l’allestimento teatrale dell’opera. Nella scena iniziale, quando Tamino viene salvato da tre ancelle inviate dalla Regina della notte, e nella scena finale, narrante la sconfitta della Regina, vengono adoperati costumi che richiamano il periodo della seconda guerra mondiale. Infatti le tre ancelle sono vestite in abiti militareschi e le Tamino è un soldato ferito. Di grande suggestione l’aria conclusiva dell’ottava scena del secondo atto, “Der Hölle Rache Kocht in meinem Herzen”, nella quale Patrizia Cigno, nel ruolo della Regina, con i suoi vocalizzi ha dato prova di grande bravura. Assieme a lei meritano un plauso particolare Marzio Conti, maestro concertatore e direttore d’Orchestra, e la regia del grande compositore Sergio Rendine, nonché direttore artistico del Teatro Marrucino. Non a caso Albert Einstein riteneva “Il flauto magico” “un lavoro che incanta il fanciullo, commuove l’uomo più indurito ed entusiasma il saggio. Ogni individuo e ogni generazione vi trovano qualcosa di diverso: solo a colui che è semplicemente ‘colto’ e al puro barbaro, il Flauto magico non dice nulla”.