Ma il karkadè si distingue per il gusto, leggermente acidulo e per di più non contiene sostanze eccitanti. Rinfresca e disseta, sia caldo che freddo: ideale in estate e gradevole tutto l’anno. The rose d’Abyssinie, Jamaica Sorrel, Nubia Tea: ogni popolo ricorda le varie provenienze dell’Hibiscus Sabdariffa, la pianta annuale delle malvacee dai cui fiori a forma di calice, essiccati, si ottiene il karkadè. La troviamo infatti in varie zone tropicali, dalle Antille al Continente Nero, importata dall’America Centrale o forse dall’India. I popolo occidentali hanno conosciuto il karkadè in tempi diversi, a partire dal 18° secolo, sull’onda delle conquiste coloniali. In italia è stato in auge tra le due guerre mondiali, durante l’autarchia, quando ci si potava fornire solo di prodotti italiani, come lo era questo, fornito dall’Eritrea, nostro possedimento. Poi un lungo oblio, e ora il nuovo interesse. Perché il karkadè è vitaminizzante (contiene il doppio di vitamina C rispetto all’arancia), è ricco di acido citrico, importante per il metabolismo cellulare, è digestivo e diuretico. Una curiosità: in Giamaica il karkadè è la bevanda tradizionale di Natale. Consiglio di bellezza: sui capelli, diluendo la polvere di hennè nel karkadè, si ottengono riflessi rossi meno violenti e la tinta fissa di più per la presenza di tannini. teresa colavincenzo