Figlio di un commerciante di stoffe parigino, il giovane stilista viene a contatto immediatamente con il mondo della cultura avanguardista che in quegli anni anima la capitale francese. Subisce il fascino del Classicismo, del Simbolismo, ma soprattutto dell’Orientalismo: cocktail a dir poco esplosivo. Rivoluzionario e innovativo, creativo e raffinato al tempo stesso, Poiret è oggi riconosciuto come il vero capostipite di un modo di fare e concepire la moda che precorre e anticipa i più moderni canoni dell’haute couture.

Bustini, stecche e corsetti vengono banditi dai suoi abiti. Libera le sue donne da tutti quegli orpelli che ne appesantiscono la figura, proponendo dei modelli che oggi definiremmo non solo moderni ma addirittura globali. Ammaliato dal fascino senza tempo della cultura orientale, porta sulle passerelle una donna che è il simbolo stesso della Belle Epoque dei primi decenni dello scorso secolo.

I suoi pantaloni da odalisca, i prototipi dei tailleur sportivi arricchiti dalle illustrazioni di George Lepape, i turbanti, le tuniche velate ed il famoso mantello a forma di kimono orientale, Confucius, gli varranno una menzione speciale negli annali della storia della moda.
Primo vero imprenditore della moda, aprì diverse ateliers nelle più importanti capitali europee, cimentandosi fra l’altro nel campo della cosmesi e dei profumi – celebre fu la linea Rosine. Crea così una vera e propria Maison d’alta moda.

La mostra, curata da Harold Koda e da Andrew Bolton, proporrà fra l’altro una serie di creazioni di Poiret mai mostrate in pubblico né fotografate, molte delle quali ideate per sua moglie, Denise.