Non c’è solo la Terra dei Fuochi, ovvero l’area di 55 municipi compresa tra le province di Napoli e di Caserta costantemente alle prese con i roghi delle discariche abusive. Tutta l’Italia è inquinata da scorie tossiche secondo i dati dell’Istituto per la Protezione Ambientale (Ispra): 12.482 siti potenzialmente contaminati distribuiti su tutto il Paese, dal Piemonte al Veneto, dal Lazio alla Sicilia con un record di 3.733 casi in Lombardia.

Il prezzo che sta pagando la popolazione è rappresentato dai rischi per la salute dei circa 6 milioni di abitanti che vivono nelle aree dei 45 (su 58) siti più contaminati d’Italia: per chi ha meno di 25 anni è stato registrato un aumento di tumori maligni del 9% rispetto a chi vive in zone non a rischio. Per i bambini e i ragazzi invece il rischio mortalità legato a patologie respiratorie è più alto del 4-5% rispetto alla popolazione generale.

Ma la grave situazione dei siti avvelenati si va a sommare al problema della scarsa qualità dell’aria che respiriamo quotidianamente, già di suo carica di veleni. In Europa, 3,9 milioni di persone vivono in aree dove l’inquinamento supera i limiti, in termini di polveri sottili, biossido di azoto e ozono e l’O.M.S. ha calcolato che oltre mezzo milione di persone (524mila) muore prematuramente ogni anno a causa dell’inquinamento. L’Italia – secondo l’ultimo report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente – è al primo posto in Europa per le morti premature causate da biossido di azoto (20.500 ogni anno) e ozono (3.200); mentre è al secondo posto per quelle causate da polveri sottili pm2.5 (60.600). In totale in Italia, per queste cause, si registrano circa 100 morti al giorno.

L’inquinamento atmosferico è il grande killer che nel mondo causa più vittime di malaria, alcol e tabacco insieme. Inoltre l’inquinamento contribuisce alla comparsa di gravi malattie come quelle cardiache, problemi respiratori e cancro: patologie che riducono di molto l’aspettativa di vita delle persone. Di queste, alcune sono definite come “patologie emergenti” che coinvolgono un numero elevatissimo di persone: si tratta per esempio della Sensibilità Chimica Multipla (MCS), la Fibromialgia (FM), la Sindrome da Stanchezza Cronica (CFS), la Sindrome dell’Edificio Malato (SBS).

“Le istituzioni non sono ancora in grado di dare risposte realmente efficaci a questi pazienti in termini di presa in carico e cura. E’ ormai accertato che si tratta di patologie multifattoriali, dovute cioè a più cause, e che molti di questi fattori sono i cosiddetti ‘sovraccarichi ambientali’. Partendo da ciò, è oggi possibile giungere a una diagnosi più puntuale, anche grazie all’utilizzo di analisi e device validati a livello internazionale: fare qualcosa è possibile, ma è necessario alzare il livello di attenzione ed essere innanzitutto consapevoli di questa emergenza”, ha affermato Antonio Maria Pasciuto, Presidente Assimas – Associazione Italiana di Medicina Ambientale e Salute.