Negli ultimi anni le pagine di cronaca nera dei giornali son state riempite da infanticidi raccapriccianti. Episodi criminali che non mancano di suscitare in psichiatri, sociologi e criminologi interrogativi sull’infanticidio.  Secondo fonti locali la donna omicida-suicida dell’hinterland torinese avrebbe sofferto di crisi depressive, aggravatesi dopo il parto. Ora, stabilire una diretta inferenza di cause tra la depressione post-partum e l’infanticidio è alquanto riduttivo oltre che pericoloso. Tuttavia la depressione che colpisce le neo-mamme è ancora poco conosciuta in Italia. Diversa dalla malinconia dopo il parto, detta anche “maternity blues”, molto frequente e transitoria, secondo un’indagine svolta dal Moige (Movimento Italiano genitori) e da Avent (azienda specializzata in prodotti per l’allattamento e la prima infanzia), in collaborazione con la cattedra di Medicina sociale de “La Sapienza”, il 78% delle puerpere soffre di malinconia e solitudine, il 59% ha rancore verso il partner e il 27% sente il bisogno di confrontarsi con donne che abbiano già vissuto la maternità, per poter comunicare in maniera diretta i propri stati d’animo.  E non sempre le pazienti sono donne con storie difficili, ma anche donne “normali” che pianificano la maternità. Il “maternity blues” compare tre-quattro giorni dopo la nascita del bambino e scompare nel giro di una settimana.
La depressione invece insorge dal terzo mese, e, se non curata peggiora. E’ stato appurato che il 20 per cento delle donne che hanno avuto il maternity blues è aggredito da depressione. La donna percepisce progressivamente la propria inadeguatezza. Si sente talmente incapace da credere di non sapere crescere il figlio. Teme di perdere il controllo della situazione. Ha distubi nell’alimentazione e tachicardia. Il problema è che spesso non ne parla, perchè si sente in colpa e si vergogna. Subisce passivamente il “pregiudizio” della cultura dell’infanzia mediterranea per il quale l’attenzione è ancora dedicata esclusivamente al bambino e non alla madre. A questo punto è necessario chiedere aiuto. Presso ospedali e consultori. L’informazione dovrebbe cominciare al corso preparto: lanciando una provocazione, la salute della donna è più importante dei consigli su come cambiare il neonato.
Per fortuna qualcosa si sta muovendo: l’ostetrica può essere un collegamento importante tra la paziente e lo psicologo, o lo psichiatra. Al Fatebenefratelli-Isola Tiberina di Roma per esempio alle donne in gravidanza viene regalato un libricino in cui si spiega che è normale sentirsi inadeguate. Le ostetriche inoltre visitano a domicilio le puerpere ma solo nelle situazioni più difficili. Anche se l’idea è quella di estendere il servizio anche alle altre. Rivolgersi alle strutture mediche è di grande rilevanza perchè dalla depressione si può guarire. A volte basta un supporto psicologico, in altre si deve ricorrere alla terapia farmacologica. E i primi risultati si vedono dopo qualche settimana, mentre la guarigione arriva nel giro di qualche mese.
Per far fronte all’esigenza preventiva e curativa della depressione post-partum alcuni ospedali si stanno attrezzando di nuovi centri specializzati contro la depressione femminile. Ecco alcuni indirizzi utili:Ospedale Macedonio Melloni Milano – Fondazione Idea www.fondazioneidea.it (02654126)
Ospedale Fatebenefratelli di Milano (0263632788)