L’importanza della diagnosi precoce per intervenire tempestivamente con una terapia mirata: questo il messaggio lanciato dalla Società Italiana di Neurologia in occasione della Giornata Nazionale della Malattia di Parkinson che si celebra il 24 novembre prossimo.

Anche nel Parkinson, infatti, il fattore tempo risulta strategico, basti pensare che già al momento dell’esordio dei primi disturbi motori tipici della malattia, come lentezza dei movimenti e tremore di riposo, la Malattia di Parkinson è in una fase troppo avanzata per poter essere bloccata, poiché, in questo stadio, almeno il 60% delle cellule dopaminergiche del cervello sono già morte.

“Iniziare il trattamento sintomatico o neuro-protettivo in una fase precoce di malattia o meglio ancora nella fase pre-motoria – dichiara il Prof. Roberto Eleopra, Vicepresidente della SIN e Direttore UOC Neurologia I – Parkinson e Disordini del Movimento presso Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C. BESTA – permette di controllare bene i sintomi e rallentare l’evoluzione della malattia. In queste fasi, infatti, i farmaci dopaminergici o i farmaci neuroprotettivi potrebbero davvero modificare il decorso della malattia.”

Per diagnosticare la Malattia di Parkinson nella fase pre-motoria bisogna prestare attenzione a sintomi non specifici, la cui presenza aiuta ad identificare i soggetti a rischio di sviluppare la malattia.

I sintomi pre-motori più importanti sono il deficit olfattivo (ipo o anosmia), la depressione, dolori nelle grandi articolazioni, l’ipotensione ortostatica e, soprattutto, il disturbo comportamentale in sonno REM (Rapid eye movement Behavioural Disorder, RBD), caratterizzato da comportamenti anche violenti durante il sonno, quali urlare, scalciare, tirare pugni. L’RBD rappresenta, al momento, il marcatore predittivo più importante della malattia di Parkinson: circa il 60% dei pazienti con disturbo comportamentale in sonno REM, infatti, sviluppa la malattia di Parkinson entro 10-12 anni.

La diagnosi della malattia è essenzialmente clinica e si basa sui sintomi. Gli esami strumentali come la RMN encefalo e gli esami ematochimici possono contribuire a escludere quelle malattie che hanno sintomi analoghi al Parkinson. La conferma della diagnosi può arrivare da esami specifici come SPECT e PET.

La Malattia di Parkinson è un disturbo neurodegenerativo che colpisce oggi 5 milioni di persone nel mondo, di cui oltre 300.000 solo in Italia, e che si manifesta in media intorno ai 60 anni di età. Si stima che questo numero sia destinato ad aumentare nel nostro Paese e che nei prossimi 15 anni saranno 6.000 i nuovi casi ogni anno, di cui la metà colpiti in età lavorativa.