Intorno al 1930 Edward Bach, brillante batteriologo inglese si trasferì da Londra nella campagna dell’Oxfordshire. Il piccolo cottage nel quale visse per alcuni anni era circondato da un giardino pieno di colori, quelli dei fiori di campo che il dottor Bach aveva iniziato a coltivare ed a studiare per mettere a punto dopo qualche anno 38 rimedi che portano il suo nome: i Fiori di Bach.

L’eredità del dottor Bach è più viva che mai soprattutto da quando nel 1983 ha raggiunto la dignità di metodo terapeutico e l’Oms ne ha riconosciuto la validità. I principi della floriterapia di Bach sono semplici e si basano sulla somministrazione di essenze floreali che hanno la capacità di facilitare il passaggio da una disposizione d’animo negativa ad una condizione di equilibrio, premessa indispensabile per il ripristino dello stato di salute, inteso come benessere psico-fisico.

Secondo il dottor Bach le malattie e i disagi della vita quotidiana sono la spia di un atteggiamento mentale sbagliato nei confronti della realtà che ci circonda; in seguito Bach scoprì che nei fiori di alcune piante selvatiche c’erano sostanze in grado di riequilibrare le alterazioni del corpo e di restituire alla persona l’intimità perduta con la sua anima. Da questa rivelazione inizia la storia dei Fiori di Bach che non sono da considerare medicine, ma come amava chiamarli lo stesso Bach, “aiutanti”, quasi degli angeli custodi che ci vengono in soccorso.

I rimedi sono 38 e sono divisi in 7 gruppi: rimedi per la paura, per l’incertezza, per l’apatia, per la solitudine, per l’ipersensibilità, per la disperazione, per l’ansia. Poi c’è un preparato che si può considerare un “pronto soccorso” in 5 petali, è il Rescue Remedy, un mix di 5 diversi fiori dalle proprietà calmanti e riequilibranti da utilizzare nelle situazioni di emergenza, quando capitano incidenti o riceviamo brutte notizie o quando l’ansia ci assale.

In teoria ognuno di noi potrebbe avere bisogno di diversi rimedi nel corso della giornata, a seconda degli stati d’animo che si attraversano. Il metodo per scegliere i rimedi richiede la conoscenza degli stati d’animo corrispondenti ad ogni fiore e l’individuazione delle emozioni negative che più spesso ci capita di vivere.

Una di queste essenze è Wild Rose, in italiano Rosa Canina. A forma di cespuglio, può raggiungere i 2 metri di altezza, ha fiori bianco rosati e si chiama Rosa Canina perché le sue bacche venivano usate per curare la rabbia. La cura con l’essenza di Wild Rose è indicata per le persone che scivolano facilmente nell’apatia, che presentano stanchezza dovuta ad una mancanza di interesse per il presente. Ne trae giovamento anche chi soffre per ansia di abbandono, chi tende a lamentarsi e chi si adegua a situazioni che non offrono nessuna gratificazione.

L’assunzione di Wild Rose infonde alla persona che lo utilizza vitalità, ottimismo e interesse per la vita. Che sia Wild Rose o uno degli altri fiori in camice bianco, una cosa è certa i fiori di Bach possono essere usati da tutti a qualsiasi età e in tutta tranquillità per il fatto che non hanno controindicazioni. Se non quella di scegliere il petalo giusto per il nostro stato d’animo.