Uno studio del 2011 dell’Università di Austin in Texas, “Beauty pays – La bellezza paga” realizzato da Daniel S. Hamermesh, professore di economia ed esponente di Pulchronomics, specializzazione in Economia della Bellezza, proprio da lui fondata, rivela alcuni dati interessanti: le donne meno attraenti hanno il 12% in meno di possibilità di fare carriera rispetto a quelle belle. Anche per gli uomini vale la regola e il divario aumenta: le probabilità di crescita professionale scendono al 17% per i brutti rispetto ai belli. A risentirne ovviamente sono anche le retribuzioni e in totale, a fine carriera, i belli incassano 230mila dollari in più rispetto ai colleghi meno avvenenti.

L’aspetto estetico non incide solo nel lavoro, ma anche nella vita di tutti i giorni: diversi studi dimostrano, ad esempio, che se si è di bell’aspetto è più facile ad esempio ottenere un prestito e a condizioni più vantaggiose.  Le persone di bell’aspetto sono più appetibili proprio perché possono essere viste come potenziali partner sessuali. Ecco perché la gente preferisce interagire ed avere a che fare con loro, dal lavorare accanto, quindi assumendole, a comprare da loro un prodotto assicurativo: per avere più chance da un punto di vista sessuale.

Insomma, la mente maschile è fatta così. L’uomo farà qualsiasi cosa per aumentare le proprie possibilità di successo con la donna di bell’aspetto. E questo spazia dall’acquistare da lei un prodotto assicurativo piuttosto che assumerla. Non tutte queste azioni avvengono in maniera cosciente, anzi. Alcune appunto avvengono in maniera inconscia e sottile. Quindi la differenza tra belli e brutti esiste, ma non possiamo dare forse tutta la responsabilità della disparità di trattamento ad un atteggiamento consapevole.