L’americana Kelly (nome inventato) ha guadagnato centinaia di migliaia di dollari vendendo i suoi oggetti su Second Life, il rivoluzionario portale per accedere ad un vero e proprio universo virtuale, nel quale ognuno può crearsi un alter ego, o avatar, e vivere, appunto, una seconda vita. Ed è proprio da qui che la multinazionale Ikea ha preso spunto, selezionando alcuni oggetti di arredamento che verranno trasformati da digitali in reali, e lanciati sul mercato nelle prossime collezioni. La stessa idea è venuta ad una nota casa automobilistica (che per ora resta nell’anonimato), entrata nell’universo virtuale per carpire nuovi prototipi da creare per le strade fatte di vero asfalto. Il mondo reale che si fonde con quello virtuale ci fa venire in mente i film di fantascienza, invece è la tendenza del momento.La comunità virtuale tridimensionale di Second Life è nata nel 2003 per mano della società americana Linden Lab e conta, attualmente, più di 5 milioni di iscritti in tutto il mondo. Ciò che la distingue dai normali giochi 3-d on-line è che ogni personaggio che partecipa alla “seconda vita” corrisponde ad un reale giocatore. Gli incontri tra personaggi all’interno del mondo virtuale si configurano dunque come reali scambi tra esseri umani attraverso la mediazione “figurata” degli avatar. La peculiarità del mondo di Second Life è quella di lasciare agli utenti la libertà di usufruire dei diritti d’autore sugli oggetti che essi creano, che possono essere venduti e scambiati tra i “residenti” utilizzando una moneta virtuale (il Linden Dollar) che può essere convertita in veri dollari americani.Fenomeno economico, ma anche culturale. L’universo virtuale ha portato infatti alla nascita di varie sub culture, studiate da molte università mondiali come modello di interazione umana, poiché le possibilità grafiche e di interazione tra partecipanti offerte sono potenzialmente infinite. Interazione che si estende non solo nella cosmogonia SL, ma diventa un vero e proprio portale tra questa e il mondo reale, abbattendo il confine che li separa.Bisogna però stare attenti a mantenere una certa distanza tra noi e il nostro avatar. Alcuni si sono dedicati interamenti alla vita in Second Life, tanto da perdere interesse per quella reale. Queste testimonianze non sono allegre come quella di Kelly, ma hanno avuto conseguenze negative per chi le ha vissute. Perché, seppur innovativo, intrigante, e apparentemente pieno di possibilità che nel mondo reale appaiono difficili da conquistare, Second Life rimane un videogame, niente di più.