Se chiedi a Norman Oppenheimer quale sia il suo mestiere la risposta sarà “se le serve qualcosa io gliela trovo!”. Con una delle migliori interpretazioni di sempre, Richard Gere è Norman, un navigato affarista di New York alla disperata ricerca di attenzioni e amicizie che possano cambiargli la vita. La sua è una corsa continua a soddisfare i bisogni degli altri nella speranza di trovare un giorno rispetto e riconoscimento da sempre desiderati. Quando viene eletto Primo Ministro un uomo a cui anni prima Norman aveva fatto un favore, quel giorno che tanto aveva desiderato sembra finalmente arrivato. Ma sarà davvero come lo immaginava? L’incredibile vita di Norman è una commedia intelligente e profonda sull’importanza delle relazioni e sul bisogno di contare col quale prima o poi tutti nella vita facciamo i conti.
Raccontando la storia di Norman Oppenheimer, un modesto faccendiere newyorchese, il regista Joseph Cedar riscrive una favola archetipica che si tramanda da millenni nella storia e nella letteratura: quella dell’Ebreo cortigiano. “La narrazione dell’Ebreo cortigiano segue una struttura classica”, spiega Cedar. “Un ebreo incontra un uomo che alla fine diventerà un uomo di potere, ma lo incontra in un momento in cui la sua resistenza è fiaccata. Gli fa un dono o un favore, e quando l’uomo giunge al potere porta l’ebreo nella sua corte. L’ebreo diventa un suo consigliere di fiducia, finché non si ritrova vittima di invidie e ostilità. A quel punto, il Duca, il Re o chiunque sia non ha problemi a sbarazzarsi di lui: è diventato un peso ed è facile sbarazzarsi di un ebreo”.

Cedar ha cominciato a riflettere sulla figura dell’Ebreo cortigiano mentre lavorava a un film, mai terminato, su Veit Harlan, il regista del film nazista SÜSS L’EBREO, la pellicola più antisemita della storia del cinema. Il film era una rappresentazione distorta e piena d’odio della vita di Joseph Süss Oppenheimer, un banchiere tedesco che nel Settecento divenne l’Ebreo cortigiano del Duca Carlo Alessandro di Württemberg, in Germania, e che quando il Duca morì fu arrestato e giustiziato. (Altre versioni della vita di Süss, come il romanzo di Lion Feuchtwanger Jud Süss del 1925, e il suo adattamento cinematografico inglese del 1934, con Conrad Veidt, erano più comprensive nei suoi confronti.)

Cercando un corrispettivo moderno dell’Ebreo cortigiano, Cedar ha pensato a un “faccendiere”: qualcuno che aiuta le persone di potere a ottenere quello che vogliono, facendo cose che non sono disposte a fare apertamente. Individui di questo tipo sono sempre esistiti e continuano ad esistere perché sono necessari, anche se poi sono biasimati per questo. La vera domanda è: perché qualcuno dovrebbe voler svolgere un ruolo del genere? Nel caso del protagonista del film, Norman Oppenheimer (Richard Gere), la risposta è che è costretto a farlo. “Norman sa che se non ha qualcosa da offrire, nessuno avrà un buon motivo per continuare a frequentarlo”, dice Cedar. “È molto triste immaginare che una persona possa pensare questo di se stessa, o anche solo percepirlo a livello istintivo senza averne la piena consapevolezza”. Dice Gere: “Norman è fuori della porta e cerca un modo per entrare. Trovi gente così ai margini di ogni attività, che ti
dice: ‘In che cosa posso esserti utile? Posso procurarti un tavolo migliore al ristorante, uno sconto in quel negozio’. È il suo modo di farsi apprezzare rendendosi indispensabile”.

Non avendo niente di reale da offrire, Norman cerca di darsi importanza buttando lì nomi di persone famose che spaccia per suoi amici, quando in realtà tra loro c’è un collegamento lontanissimo se non addirittura inesistente. Di solito, inserisce nella conversazione qualche riferimento a sua moglie o a sua figlia, che avrebbero lavorato per la persona famosa. “Parlare della sua famiglia è una specie di passepartout”, osserva Gere. “Personalizza la sua vita e lo rende immediatamente simpatico”. Dice Cedar: “Norman ha scoperto che giocarsi questa carta può aprirgli delle porte. Gli consente di guadagnarsi la fiducia della persona che sta cercando di attirare”. Paradossalmente, il film non ci dice mai se Norman sia stato sposato o se abbia avuto dei figli. “Un aspetto che ho ritrovato in tutti i modelli a cui mi sono ispirato”, spiega Cedar, “è che tutti sanno chi sono ma nessuno sa niente di loro. E nessuno vuole chiederglielo, per paura di quello che potrebbe venir fuori”.

Con le sue continue “esagerazioni”, Norman può risultare fastidioso, ma non appare mai come una cattiva persona. “C’è qualcosa di infantile in lui, quando racconta una storia e poi, come i bambini, finisce per crederci lui stesso per primo”, osserva Gere. “Nonostante le sue millanterie e le sue mezze verità, in fondo vuole solo mettere gli altri a loro agio. Non c’è un solo briciolo di cattiveria in lui. Non ci sono rabbia, risentimento o gelosia per nessuno. “Quando ti rendi conto che il comportamento di Norman nasce da una profonda solitudine, capisci che non ha niente di subdolo o di truffaldino: è solo un mezzo di sopravvivenza”.

Il ruolo di Norman Oppenheimer è molto lontano dai ruoli che Richard Gere interpreta abitualmente. Gere e Cedar hanno cominciato a lavorare insieme sulla costruzione del personaggio circa un anno prima dell’inizio delle riprese del film. “Trasformare Richard in Norman è stato un lavoro delicato”, dice Cedar. “Non volevamo lavorare troppo sul suo aspetto fisico, ma volevamo dargli qualcosa che modificasse il suo linguaggio del corpo, la sua percezione di sé”. Prosegue Gere: “Norman ha una fisicità molto particolare. Non è un maschio alfa, non è il tipo che flirta con le donne e fa il simpatico: è piuttosto rigido e impacciato. È sempre circondato di cose: cappotto e cappello, auricolari e valigetta sono sempre un po’ stretti. Con l’aiuto del trucco, ho fatto in modo che le mie orecchie apparissero più a sventola di quanto già non siano. Mi sembrava che dessero al personaggio un aspetto più buffo”.

Il suo desiderio inesauribile di essere apprezzato lo porta inevitabilmente a mettersi nei guai, perché la sua strategia è sempre quella di cercare di ottenere qualcosa in cambio di niente, visto che non può metterci del suo. Solo quando sarà pronto a pagare un prezzo in prima persona riuscirà a ottenere un risultato e a mettere a frutto le sue capacità di contrattazione producendo valore reale. “La preghiera cantata alla fine dice: ‘Che Iddio ricompensi coloro che si occupano lealmente dei bisogni della comunità, che possa risparmiar loro la malattia e conservarli in salute, e perdonarli di tutti i loro peccati’”, spiega Cedar. “Norman merita rispetto, e il nostro perdono”.
L’INCREDIBILE VITA DI NORMAN

DAL 28 SETTEMBRE AL CINEMA

LUCKY RED