Era il lontano 1964 quando l’ingegnere della moda, André Courrèges, inventò il futuro, o almeno quello del prêt à porter. Le sue “figlie” vennero chiamate gagarine, o più semplicemente moon-girls, e il suo stile avveniristico avrebbe segnato un passo fondamentale nella storia del costume e della moda di tutti i tempi.

Nato ufficialmente sotto il segno dell’ingegneria civile, Courrèges, si lascia trasportare, ancora giovane, dalla passione per il design. Viene iniziato al creativo mondo della moda, come tagliatore presso l’atelier parigina di Cristobal Balenciaga, però ben presto, al fianco di quella che sarà sua moglie, Coqueline Barrière, apre il proprio salone d’alta moda.

Il suo è fin dall’inizio uno stile contaminato dalle influenze del design industriale. Le linee sono semplici e aerodinamiche, quasi basilari, ma mai banali. Il suo estro è intriso di uno spiccato desiderio di sperimentazione. Ma il vero momento di rottura con l’alta moda ufficiale avvenne con la presentazione della celebre collezione Space Age (1964).

Vestite di vertiginosi abiti bianchi dalle dimensioni ridotte, arricchite da stivaletti di vernice al polpaccio, ma anche con elmetti e cuffie da astronauta, queste erano le donne del futuro. Le passerelle, e le strade di mezzo mondo, si trasformarono nel set di improbabili “allunaggi”. Dopo lo scalpore iniziale, celebri furono le critiche di Coco Chanel, molti dei titani della moda, da Yves Saint Laurent a Pierre Cardin a Paco Rabanne, si inchinarono di fronte genio visionario di Courrèges.

Oggi, in un momento in cui la moda reinterpreta e rivede se stessa guardando al proprio passato, gli stilisti tornano a sperimentare lo stile spaziale. Dalle passerelle di Dolce e Gabbana, calcate da donne che sembrano disegnate dalla matita di un fumettista cyber-manga, a quelle “metalliche” di Pollini e Versace, agli abiti metamorfici di Hussein Chalayan, modificabili con dei microchip, tutti prendono ad esempio le donne siderali e futuristiche – anche se questo vuol dire, ancora una volta, che per guardare al futuro bisogna guardarsi alle spalle.