Una passione che può però rivelarsi pericolosa, se non “fatale”. Lo ha evidenziato Paolo Zeppilli, direttore della scuola di specializzazione di Medicina dello sport dell’università Cattolica di Roma, in occasione del meeting scientifico dedicato a “Invecchiamento, apparato cardiovascolare, esercizio e sport” che si è svolto a Roma, organizzato in collaborazione con i geriatri del dipartimento di Scienze gerontologiche del policlinico Agostino Gemelli della Capitale. Basti pensare, per esempio che gli atleti che hanno partecipato ai Word Master Games sono passati dai 9.305 della prima edizione di Toronto, nel 1985, ai 21.600 presenti a Edmonton nel 2005. “Troppo spesso gli atleti master (quelli over 40) si creano la convinzione, errata, che l’esercizio fisico possa preservare da qualsiasi stato patologico”, ha detto Zeppilli, “e hanno la tendenza a minimizzare sintomi e fattori di rischio pregressi o attuali”. Ma le conseguenze di queste errate convinzioni possono essere spesso serie: dalle aritmie sotto sforzo, molto pericolose e più frequenti nei master rispetto agli atleti più giovani, all’ipertrofia del cuore o la malattia aterosclerotica.