TUTTO QUELLO CHE VUOI, la commedia scritta e diretta da Francesco Bruni, prodotta da Beppe Caschetto per IBC Movie e Rai Cinema e lanciata nei cinema da 01 Distribution dall’11 maggio.

Alessandro (Andrea Carpenzano) è un ventiduenne trasteverino ignorante e turbolento;   Giorgio (Giuliano Montaldo) un ottantacinquenne poeta dimenticato. I due vivono a pochi  passi l’uno dall’altro, ma non si sono mai incontrati, finché Alessandro accetta malvolentieri un lavoro come accompagnatore di quell’elegante signore in passeggiate pomeridiane. Col passare dei giorni dalla mente smarrita dell’anziano poeta, e dai suoi versi, affiora progressivamente un ricordo del suo passato remoto: indizi di una vera e propria caccia al tesoro. Seguendoli, Alessandro si avventurerà insieme a Giorgio in un viaggio alla scoperta di quella ricchezza nascosta, e di quella celata nel suo stesso cuore.

 

Intervista a Giuliano Montaldo (Giorgio)

Autorevole regista di capolavori come “Sacco e Vanzetti”, “Giordano Bruno” e “Marco Polo” l’87enne vitalissimo Giuliano Montaldo è tornato sul set nei mesi scorsi soltanto come attore per interpretare come protagonista “Tutto quello che vuoi”.

“Che cosa l’ha convinta a recitare in questo nuovo film di Francesco Bruni?”

“Conoscevo bene da tempo Francesco, che è una persona simpatica, gagliarda e piena di vitalità, idee e proposte. Qualche anno fa siamo stati entrambi docenti al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma; lì ho iniziato a capire la sua capacità innata di comunicare e di inventare che si è rivelata tanto preziosa per le sue sceneggiature scritte per i film di Paolo Virzì e per le fiction tv sul Commissario Montalbano. Quando venne da me per propormi di recitare in questo suo film rimasi interdetto, molto di più rispetto alla prima volta in cui, nel lontano 1950, Carlo Lizzani mi chiamò a recitare come protagonista nel suo primo film “Achtung! Banditi!”. Francesco iniziò a descrivermi il personaggio che aveva pensato per me e lo vidi molto emozionato, capii che stava vivendo quella storia di un anziano piuttosto segnato dalla vita e alle prese con dei vuoti di memoria attraverso il reale disagio di suo padre che all’epoca aveva problemi analoghi. Mi colpì molto perché si disse convinto che sarei stato capace di rendere al meglio in scena e che avrebbe girato il film soltanto se ad interpretarlo ci fossi stato io. E non solo: ha voluto in scena anche la mia compagna di una vita, Vera Pescarolo, che compare in un breve ma importantissimo cammeo.”

“Che cosa si racconta in scena ?”

“La storia di Giorgio, un carismatico poeta di 85 anni, un intellettuale che non ha mai guadagnato grandi fortune ma che è stato amico di Sandro Pertini e ha vissuto grandi slanci e potenti passioni prima di essere colpito dal morbo di Alzheimer, che a poco a poco lo sta privando della lucidità. E’ ospite di una generosa padrona di casa (Raffaella Lebboroni) che, accortasi col tempo della sua crescente vulnerabilità finisce col convincersi che lui abbia bisogno di qualcuno che lo accudisca, una sorta di badante. Gli propone così la compagnia di Alessandro (interpretato dall’esordiente Andrea Carpenzano), un ruspante ventenne trasteverino piuttosto ignorante, testardo e litigioso. Si tratta di due tipi inconciliabili per età, cultura, storie personali e modi di essere e di parlare ma, una volta chiamato ad occuparsi di Giorgio, Alessandro finirà con l’incuriosirsi sempre di più alla vita dell’elegante vegliardo.
“Lei raccontava che prima di diventare il grande regista che è, aveva iniziato a lavorare nel cinema come attore nel lontano 1950…”

“Sì, a 20 anni, mentre recitavo in teatro con una compagnia filodrammatica in un teatro della mia città, Genova, conobbi quel meraviglioso gentiluomo che era Carlo Lizzani mentre preparava “Achtung! Banditi!”, il suo primo film da regista dopo un lungo apprendistato con Roberto Rossellini e Giuseppe De Santis. Lizzani aveva difficoltà atrovare i finanziamenti, ricordo che fu necessaria una sottoscrizione popolare per raccogliere i fondi adeguati. Sono stato fortunato perché per risparmiare sui costi la produzione cercava gli interpreti a Genova e dintorni, i veri luoghi delle riprese. Da Roma arrivarono solo gli attori principali: Gina Lollobrigida, Andrea Checchi e Lamberto Maggiorani, il protagonista di “Ladri di biciclette”, insieme ad alcuni giovani destinati a farsi strada come il direttore della fotografia Gianni Di Venanzo. Negli anni successivi continuai a recitare brevi ruoli in “Terza Liceo” di Emmer, “La donna del giorno” di Maselli e “La cieca di Sorrento”di Gentilomo fino a quando quella magnifica persona che è stata Gillo Pontecorvo non mi propose di lavorare come aiuto regista per la sua opera prima, “La lunga strada azzurra”. Il mio sogno però era sempre stato quello di dirigere un film, volevo capire e imparare facendo pratica sul campo e allora tornai con Carlo Lizzani sul set di “Esterina” e collaborai con Elio Petri su quello de “L’assassino” fino a quando non arrivai a dirigere nel 1961 il mio primo film, “Tiro al piccione”, con cui è iniziata la mia faticosa avventura da regista. In seguito il mio lavoro è stato sempre quello, ma mi sono sempre divertito a recitare dei brevi ruoli in vari film di qualche amico come ad esempio “Un eroe borghese” di Michele Placido, “Il lungo silenzio “di Margarethe Von Trotta, “Il caimano” di Nanni Moretti e il recente “L’abbiamo fatto grossa” con Carlo Verdone.