Una giostra antica che gira lenta, sempre uguale. George e Jean hanno fatto della loro vita uno spettacolo monotono all’apparenza: una cautela che sa di normalità, che permette di ignorare un sacco di cose prima che assumano i contorni del problema. Ma quando meno se l’aspettano, un evento insignificante creerà una piccola valanga, che si alimenterà di altri eventi e problemi e segreti, fino a travolgere le vite di tutti quanti li circondano. E la normalità si capovolge. Per Einaudi, “Una cosa da nulla”, euro 17,50, pp. 358, 2006.

Una piccola macchia sulla pelle. Insignificante quanto sospetta. La possibilità di un cancro conduce lentamente George a perdere la testa, ma a modo suo, cercando di non disturbare, sempre impegnato a dimostrare che la sua è una perfetta famiglia normale: “Non si era mai sentito così da quando la Fireball di John Zinewski aveva scuffiato, qualche anno prima, e lui si era trovato in trappola sott’acqua, con la caviglia annodata nel cappio di una cima. Però lì era durato al massimo tre o quattro secondi. E stavolta non c’era nessuno ad aiutarlo a raddrizzare la barca”.

Mark Haddon ritorna con un altro romanzo straordinario, appassionante, divertente, profondamente umano, che conferma il suo eccezionale talento nel raccontare i risvolti tragicomici della nostra vita dove il “grosso problema” è in realtà “una cosa da nulla”. Un ottimismo che sfiora e non ci abbandona tra le pagine innumerevoli del libro, uno sguardo caldo e straniante : “Una bella storia che funzioni si ha quando c’è un grosso problema”. Una verità che tutti gli appassionati di noir, per esempio, conoscono bene e che lo scrittore inglese ribadì due anni fa per provare a spiegare il successo del suo “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte”.