La cuccia in giardino è assolutamente vietata: troppo scomoda e fredda, e se poi Bobi prende il raffreddore? Meglio il divano del salotto e pazienza se, per non disturbare il sonno della bestiola, non si può accendere la tivù. Bandite le scatolette di cibo per cani e i croccantini: solo carne trita scelta, servita tiepida. Quando si arriva a limitare le serate con gli amici perché il cane potrebbe soffrire di “sindrome da abbandono” la situazione diventa preoccupante. Se poi sul pc troneggia la sua foto e, come suoneria del telefonino il suo tenero abbaio, è certo che ci troviamo di fronte ad alcuni dei sintomi della dog addiction, cioè dipendenza patologica dal proprio cane.

Da una recente ricerca emerge che il 65% di coloro che si dichiarano “inseparabili” dal proprio cane sono donne. Il 61% è costituito da single con un ruolo di potere, un lavoro remunerativo e un livello alto di istruzione: imprenditrici (38%), giornaliste (27%), manager e libere professioniste (22%). Trattasi di soggetti facilmente individuabili, basta dare un’occhiata alla loro borsa o alla scrivania: guinzagli griffati, scorte di ossetti di gomma, la targhetta del collare. Alcune arrivano persino a cambiare fidanzato se il povero malcapitato non va a genio al quadrupede.

La necessità di legarsi morbosamente ad un cane scaturisce dalla disponibilità e docilità di questi animali. Il cane fa tutto ciò che gli si dice, senza replicare. All’inizio quella col cane è una relazione gratificante, col tempo però può ledere la capacità di avere un vero rapporto dialettico e paritario con un altro essere umano. Il meccanismo che fa scattare la dipendenza è la carenza di affetti. Chi ne soffre ha un disperato bisogno di una risposta emotiva immediata e l’animale, meno complesso dell’essere umano, offre una scorciatoia. Ma i risultati di questo comportamento sono dannosi sia per l’animale che per l’uomo. Il rapporto col cane non potrà mai sostituire completamente una vita affettiva normale o rimpiazzare figure mancanti nella nostra vita (amico, fidanzato, figlio).

L’unico modo per uscire da questa spirale è sforzarsi di uscire, ma in compagnia di altri esseri umani. Il cane deve giocare con altri animali, la persona incontrare propri simili. Entrambi devono avere una vita sociale al di fuori della coppia animale-padrone. Importante è anche capire i bisogni reali dell’animale: il letto e il tavolo da pranzo, ad esempio, sono luoghi ideali per noi, ma non per il cane.