Alla vigilia della Giornata mondiale della libertà di stampa, oltre venti organizzazioni europee hanno inviato una lettera alla VicePresidente della Commissione Ue Vera Jourová per chiedere di includere, nell’imminente iniziativa che la Commissione sta approntando sulle Strategic Lawsuit Against Public Participation (SLAPP), una proposta legislativa per una direttiva che protegga giornalisti, organizzazioni e attivisti dalle tattiche di intimidazione legale ampiamente utilizzate dalle compagnie di combustibili fossili. La funzione di controllo e informazione che svolgono i media è ancora più importante nel processo di transizione economica avviata dall’Europa e dai Paesi Ue che aderiscono al programma Next Generation UE.

Le SLAPP sono cause strategiche contro la pubblica partecipazione. Si tratta di cause civili – anche identificate come “querele bavaglio” – che hanno come obiettivo quello di disincentivare la protesta pubblica, colpendo le tasche delle parti chiamate in causa. Cioè uno stratagemma che, creando un precedente molto grave, potrebbe soffocare sul nascere critiche e proteste.

Come rimarcato in un recente studio della Commissione europea, “Ad-Hoc Request on SLAPPs in the EU”, “le SLAPPs sono sempre più utilizzate in tutti gli Stati Membri, in un ambiente che sta diventando sempre più ostile verso i giornalisti, i difensori dei diritti umani, e varie ONG”. Le SLAPP operano principalmente attraverso i contenziosi, studiati per infliggere più danni possibili contro gli obiettivi. Dato lo squilibrio di potere spesso intrinseco in tali controversie, la sola prospettiva di una lunga causa legale può essere sufficiente per mettere a tacere l’informazione e i critici. Le minacce legali sono quindi spesso usate per intimidire chi denuncia.

Il numero di queste cause, insieme a quello di altre pratiche di intimidazione legale, è in aumento in Europa, come dimostrato da un recente rapporto pubblicato da Greenpeace EU e Index on Censorship. Si tratta dunque di minacce alla partecipazione pubblica, alla democrazia e allo stato di diritto, e un attacco ai diritti fondamentali come la libertà di espressione, di informazione e di assemblea.