Il caldo pesa, ma non sempre è lui il colpevole. Ecco quando la stanchezza nasconde altro, e come riconoscerlo senza autodiagnosi fantasiose
Giugno, 30 gradi, voglia di dormire in ufficio: ci siamo.
La spossatezza estiva è un classico. Ma quando dura troppo o arriva anche senza afa, conviene fare due domande (e non solo a Google).
Perché la verità è semplice: non è sempre colpa del caldo.
Dietro quella sensazione di “non ce la faccio più” possono esserci carenze nutrizionali, piccoli squilibri o abitudini che ci sfiniscono piano piano.
Ecco una mini-guida per distinguere la normale fiacca estiva da qualcosa che merita attenzione.
La stanchezza “normale” da estate
Inizia a metà mattina, peggiora nel pomeriggio, migliora la sera. È leggera, ma costante.
Colpa di: disidratazione, pressione più bassa, sonno agitato (grazie zanzare), digestione lenta.
Soluzioni base: più acqua, pasti leggeri, movimento dolce e no all’aria condizionata sparata in faccia.
Quando sospettare una carenza
Se ti senti stanco appena sveglio, hai giramenti di testa, concentrazione a zero, palpitazioni e muscoli molli… potrebbe esserci sotto una carenza.
Le più comuni in estate:
- Ferro: soprattutto in donne fertili o vegetariani
- Magnesio e potassio: persi con il sudore, fondamentali per tono muscolare e nervoso
- Vitamina D: paradossale, ma se ti esponi poco e usi SPF alti, i livelli possono restare bassi
Non basta l’integratore a caso: servono esami mirati, seguiti da indicazioni reali (non solo “mangia più banane”).
Anche lo stress estivo esiste
Ferie che non arrivano, ritmi sballati, iperattività da “bella stagione”… tutto può contribuire alla sensazione di essere “vuoti”.
Il corpo va in difesa, e la stanchezza diventa cronica.
Soluzioni: cicli di sonno regolari, no multitasking, stop alla colpa se ti serve riposare.
Quando sentire il medico
- Se la stanchezza dura più di due settimane
- Se compare febbricola, perdita di peso o battiti accelerati
- Se ti senti “strano” anche a riposo, anche senza caldo
Non è paranoia: è prevenzione.
