A giugno, Giulia aveva deciso che l’unico modo per sopravvivere alla fine di una relazione e alla città rovente era… vivere per un mese in una casa non sua. Così aveva iscritto il suo bilocale di Milano su un sito di scambi casa, sperando almeno che il misterioso francese di Marsiglia che l’aveva contattata non avesse un boa domestico o una collezione di porcellane da lucidare.
Due settimane dopo, eccola lì: con un trolley rosa, due sandaletti comodi e un dizionario di francese che puzzava di edicola, davanti a una casetta color burro nella campagna di Provenza. C’era una bicicletta appoggiata al muro, un tavolo di legno sotto una pergola di glicine, e nell’aria… sì, lavanda. Il cliché era completo, mancava solo un signore baffuto con una fisarmonica.
La casa era perfetta. Arredata con gusto sobrio, pareti bianche, cuscini blu, e una cucina così ben attrezzata che le veniva voglia di imparare a cucinare qualcosa che non fosse pasta in bianco. Sulla mensola, un biglietto del proprietario: “Faites comme chez vous. Sauf si chez vous c’est le chaos.”
La mattina, Giulia si svegliava con il sole sul viso, scendeva in bici al mercato del paese, comprava pomodori così profumati da farti piangere e formaggi che probabilmente avevano un’età legale. Il pomeriggio leggeva nel giardino, il cappello di paglia calato sugli occhi, e la sera scriveva cartoline a sé stessa come se fosse un personaggio in un romanzo che voleva sembrare francese ma era troppo entusiasta per esserlo davvero.
Un giorno, mentre sistemava fiori sul tavolo, ricevette una foto sul telefono: il suo appartamento milanese, inondata di luce, con il francese misterioso (di nome Jules, ovviamente) seduto sulla sua poltrona, con un espresso e un libro in mano. “Milano est magnifique. Vous avez des bons coussins.”
Giulia sorrise. Per la prima volta da mesi si sentiva leggera. Non aveva bisogno di una vacanza da sogno: le bastava un’altra casa, un’altra lingua, e una bottiglia di rosé freddissimo.
Quello che successe dopo? Forse si scrissero ancora. Forse tornarono ognuno nella propria vita. O forse no. Ma una cosa è certa: la Provenza profuma di lavanda, ma guarisce anche col sole.
