Nel mondo della moda, così come in tantissimi altri settori, è in corso una vera e propria rivoluzione. In questo inedito scenario, piccoli e grandi brand hanno ideato nuovi modi di avvicinare e coinvolgere i propri clienti o implementare formule e applicazioni già esistenti.

Da uno studio pubblicato su Vox emerge infatti che i posti di lavoro delle persone impiegate nell’abbigliamento sono quelli più a rischio, secondi solo al settore della ristorazione. Come spiega CNBC, i negozianti dovranno essere creativi e trovare nuove soluzioni dal momento che sempre più consumatori sembrano essersi abituati ad acquistare online.

Secondo quanto riportato da The Atlantic, a essere a rischio sono soprattutto i grandi centri commerciali, il modello di shopping per eccellenza: negli ultimi 50 anni sono cresciuti a una velocità doppia rispetto alla popolazione statunitense, ma ora appaiono quasi fuori luogo in un mondo trasformato. Sempre secondo quanto riporta una ricerca pubblicata su CNBC, infatti, le attività inserite all’interno di queste grandi aree votate allo shopping hanno visto calare i loro guadagni del 256%.

Numeri che non sembrano stupire, dal momento che in questo periodo i consumatori sono alla ricerca di ambienti raccolti tanto online quanto offline dove poter vivere un’esperienza unica e personalizzata; una tendenza già in auge da tempo, ma che sembra essersi acutizzata dall’inizio della pandemia. La risposta del mondo della moda non si è fatta attendere: così come avvenuto per le sfilate che hanno cambiato tempi e forme, prediligendo gli spazi all’aria aperta e trovando nuovi format, anche per quanto riguarda il modo di raggiungere i clienti non mancano nuove soluzioni come slow shop, ritiri in negozio, virtual showroom e persino avatar, per provare in digitale i vestiti, e sfilate nel mondo del gaming.

“Dopo mesi di chiusura, recuperare uno stretto rapporto con la clientela è più che mai centrale. I desideri di chi entra nel nostro atelier, infatti, non sono cambiati: ricevere un’accoglienza personalizzata, essere guidati nella scelta di una cravatta cucita sulle proprie esigenze, ricevere tutte le informazioni sull’accessorio che si sta per acquistare – spiega Stefano Bigi, amministratore unico di Bigi Cravatte Milano – Con il nostro slow shop, inaugurato due anni fa, abbiamo intercettato un trend già in atto, ma che in questo periodo diventa sempre più necessario: quello di una vendita one-to-one, dove il cliente possa avere tutto il negozio a propria disposizione. Una modalità che non solo consente di garantire la sicurezza a chi entra nel nostro atelier, ma che permette di rendere unico e speciale ogni acquisto; la scelta della cravatta diventa così una vera e propria esperienza da regalarsi o regalare a una persona speciale”.

Se la tutela della salute è il denominatore comune dei nuovi modi di vendere e acquistare, è variegato l’universo di possibilità messe in campo per raggiungere la propria clientela da brand e negozi.

E allora ecco i 5 modi di acquistare negli anni ’20, uno per ogni tipo di consumatore:

  1. Per chi non rinuncia a un servizio su misura: il rituale di entrare in negozio e affidarsi alla competenza di chi conosce per filo e per segno tutte le caratteristiche di un capo o un accessorio, lasciandosi guidare e consigliare, è un’esperienza alla quale tanti non riescono a rinunciare. Per evitare, però, un numero eccessivo di persone in negozio, ecco lo “slow shop”, format ideato da Bigi Cravatte Milano nel 2018 che si rivela oggi perfetto. Contraddistinto da attenzione esclusiva al singolo cliente e personalizzazione dei prodotti, a garantire la massima sicurezza è soprattutto la possibilità di accedere solo su appuntamento, una caratteristica che lo rende una sorta di “personal shop”. Ed è così che sarà possibile conoscere più da vicino le pregiate stoffe che da sempre contraddistinguono lo storico marchio milanese, selezionare la stampa o il colore che più si adatta al proprio gusto e creare, passo dopo passo, la propria cravatta in tutta tranquillità. Un concetto simile è anche quello delle sempre più diffuse private sale, vendite riservate a un gruppo ristretto di persone che possono accedere al negozio soltanto previo appuntamento via smartphone.
  2. Per chi va di fretta: se alla prova in camerino si preferisce passare in rassegna modelli e colori disponibili direttamente sullo schermo del proprio telefono esiste, invece, la possibilità di ritirare il capo scelto in negozio dopo averlo ordinato online. In pochi minuti, si potrà così uscire con il proprio acquisto fra le mani, evitando di correre da uno scaffale all’altro alla ricerca del vestito perfetto. Un trend destinato a guadagnare sempre più importanza per il Boston Globe, secondo il quale molti negozi diventeranno punti di raccolta, utilizzati soltanto per ritirare i prodotti acquistati comodamente tramite computer o app.
  3. Per chi vuole vivere online l’esperienza d’acquisto: i virtual showroom sono ambienti digitali nei quali buyer e supplier possono interagire in modo del tutto simile a quanto avviene offline. All’interno di ognuno di essi è possibile mostrare l’intera collezione o soltanto una parte, permettendo ai clienti più fedeli di accedere ad aree riservate. In Italia è stata la startup Bsamply a rendere disponibile questo strumento sin dai primi momenti della crisi sanitaria, consentendo a domanda e offerta di incontrarsi, permettendo a tante aziende del Made in Italy di presentare la propria collezione. Una piattaforma innovativa e semplice da utilizzare, che in futuro potrà integrarsi con l’incontro vis-à-vis e contribuire a ridurre gli spostamenti.
  4. Per chi è proiettato al futuro: non poter provare i capi è uno dei problemi principali dell’acquisto online dal momento che non è sempre facile orientarsi fra le taglie. Per ovviare a questo problema, in un futuro piuttosto prossimo sarà possibile far indossare il vestito che si intende comprare al proprio avatar, una perfetta replica di se stessi. Che questo mondo susciti grande interesse nella moda lo dimostrano anche i virtual influencer, personaggi digitali che sfoggiano sui loro seguitissimi profili abiti dei marchi più famosi come racconta il Financial Times. Non solo, gli avatar sono stati protagonisti anche della recente Milano Fashion Week: celebrities del calibro di Chiara Ferragni e Dua Lipa sono, infatti, state invitate a prendere parte alle sfilate in versione digitale come riporta il magazine Paper.
  5. Per gli amanti del gaming: come riportato dal The New York Times, un nuovo modo di fare acquisti del tutto inaspettato potrebbe arrivare dall’universo dei videogiochi. Diversi brand di lusso, infatti, li stanno già utilizzando per far sfilare le proprie collezioni, dando la possibilità ai giocatori di acquistare capi esclusivi per i loro avatar secondo quanto scritto da Fashion United. Persino la presentazione delle collezioni avviene nel mondo del gaming: come racconta il Telegraph, c’è chi si è affidato all’app che ospita celebri videogiochi come “Fortnite” e “Call of Duty”, dando la possibilità al pubblico di interagire in tempo reale alle sfilate e chi ha optato per “Zepeto”, creando veri e propri mondi nei quali i clienti possono conoscere più da vicino i capi.