La Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste  presenta venerdì 15 febbraio alle ore 20.30 alla Sala Tripcovich, il melologo Medea di Jiří Antonín Benda,  uno dei primi del genere nella storia della musica. Il melologo rappresenta la forma ideale per introdursi al Teatro dell’Ottocento. E il ”Verdi” offre al suo pubblico, in particolare a quello scolastico, a cui ha riservato tre delle cinque  esecuzioni in programma,  un’opportunità assolutamente nuova e rara  per comprendere la funzione e l’importanza della musica in una rappresentazione teatrale, così come per  il teatro di prosa, o per il cinema.   Il melologo:  per sottolineare  come la musica possa mettere in risalto i sentimenti, le emozioni e le azioni dei protagonisti di un’opera teatrale;  per scoprire le tecniche che i compositori utilizzano per descrivere commentare o sottolineare una scena, evocare o anticipare situazioni o fatti,   o ancora, mettere  in evidenza lo stato d’animo di un personaggio. Opera raffinata  ed intensa,  Medea di Benda è un capolavoro   del 1775 di raro ascolto,  proposto nell’esecuzione dell’Orchestra e del Coro (preparato dal M° Paolo Vero) del Teatro Verdi con la direzione del Maestro Diego Dini Ciacci. Protagonista l’attrice  Clara Galante che interpreta Medea, una donna passionale che, tradita e abbandonata, è lacerata dal dolore e dal desiderio di vendetta. Formatasi  all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico  Clara Galante è cantante, autrice ed interprete dalla sensibilità internazionale. Fondamentali sono stati gli incontri con i registi Peter Brook con il quale segue  Masterclass di regia e Bruce Myers con il quale elabora un suo  personale processo artistico.  Al piccolo Teatro di Milano ha lavorato con Luca Ronconi,  come attrice e come assistente. Al Teatro Studio del Piccolo di Milano debutta con una performance ispirata all’opera della poetessa Marina Ivanovna Cvetaeva, “Indizi Terrestri”, di cui è autrice ed interprete. Tra le collaborazioni più  significative, c’è anche quella  con la Biennale d’Arte “Performa”  di New York, con debutto alla Columbia University dopo una residenza artistica al Watermill Center  di Long Island, del regista americano  Bob Wilson.  Ha fatto parte della compagnia dei giovani del teatro Stabile di Torino, ha lavorato tra gli altri con Federico Tiezzi, Mario Missiroli, Roberto Guicciardini, Augustie Humet, Maurizio Panici, Michele Placido, Alberto Di Stasio, Marco Carniti,Giorgio Albertazzi, Giorgio Pressburger, Walter Le Moli, Marco Bellocchio, Stefano Genovese e Alessio Pizzech  uno dei più interessanti esponenti della nuova regia italiana a cui è affidato lo spettacolo Intorno a Medea.  L’allestimento è curato da Pier Paolo Bisleri, direttore degli allestimenti del Teatro Verdi di Trieste,  che  ha ideato le scene e i costumi. Il regista Alessio Pizzech, nel presentare lo spettacolo, sottolinea “Una serie di passaggi fisici, di qualità vocali che  animano la vicenda e la parola. Il  racconto così,  fatto tutto da una sola interprete, si carica di una visione soggettiva che pone al centro  il punto di  vista di Medea, di un femminile  tradito che  compie un  gesto  estremo nel  tentativo di rovesciare   un sistema valoriale tutto al maschile.  Medea  realizza nella  propria   marginalità un  punto di  vista radicale che sovverte le leggi stabilite  Metallo, sangue, carbone e cenere dominano i colori  di un mondo devastato che corrisponde a quella sorta di terremoto dell’anima che Medea ha vissuto in sé.”Il melologo sarà preceduto dalle  Riflessioni su Medea di Jiri Antonín Benda del Maestro  e compositore  Marco Taralli a cui la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi ha commissionato la stesura in prima esecuzione assoluta. La riflessione musicale di Marco Taralli si fonde direttamente con il corpo musicale della Medea di Benda, e dà voce al protagonista escluso da Benda: il coro, un coro greco che ci fa entrare nel dramma, osserva l’azione e ne commenta l’epilogo esprimendosi con il suono originale della lingua antica, ricercando nelle metriche e nelle “quantità” antiche un suono archetipale, una sorta di mantra che evochi qualcosa che va al di là del significato della parola e meglio descriva l’immenso l’orrore che la tragedia vuole rappresentare. La riflessione di Marco Taralli si pone, nell’ambito dello spettacolo, come un commento dell’uomo di oggi che si interseca nella narrazione di ieri per interloquire con l’uditore del presente. Informazioni e vendita alla Biglietteria del Teatro Verdi e, da un’ora primaa dello spettacolo, direttamente alla Sala Tripcovich.  www.teatroverdi-trieste.com