Che vuol dire immaginare il nostro paese da qui a vent’anni? È un’esperienza consolatoria o sconcertante, rasserenante o insopportabile? Se il presente suscita sconcerto e spaesamento, raccontare il tempo che verrà significa fare un vero e proprio salto nel buio.  Significa azzardare ipotesi, mettere alla prova nuove possibilità, desiderare e temere nuove metamorfosi. Se gli strumenti canonici del giornalismo, della storiografia, della statistica riescono a malapena a tastare il polso del presente, solo il potere divinatorio della letteratura è in grado di raccontarci – attraverso lo specchio deformante del racconto – dove stiamo andando e soprattutto cosa stiamo per diventare.  Nove tra i maggiori scrittori italiani – da Valerio Evangelisti a Giancarlo De Cataldo, da Alessandro Bergonzoni ad Ascanio Celestini, da Giuseppe Genna a Wu Ming 1 – hanno provato a immaginare cosa saranno la società, la politica, il costume, gli affetti, le paure del futuro prossimo italiano. Anteprima nazionale (minimum fax) è dunque un libro di incursioni a viso aperto nell’Italia che avremo e soprattutto nell’Italia che saremo, una mappatura del tempo a venire che vale anche da strumento di decifrazione del nostro presente.