Hugh Jackman veste i panni di Jimmy Logan/Wolverine dal 2000, anno di debutto della saga degli “X-men”. La sua immagine è ormai associata ai lunghi artigli e ai basettoni lupeschi del più amato tra i militari del Team X. Ma l’attore australiano non teme l’identificazione con il suo personaggio e continua a volerlo interpretare. L’idea di un quarto film tratto dalle strisce di Marvel sui combattenti-transformers è proprio sua tanto che si è accollato anche l’onere della produzione. A dirigerlo, Hugh ha voluto il Premio Oscar Gavin Hood (Il mio nome è Tsotsi) che si è convinto a girare solo quando, leggendo i fumetti, ha scoperto la complessità di Wolverine: antitesi dell’eroe megalomane e solitario. L’uomo lupo è in realtà una figura ombrosa, tormentata, in perenne conflitto con i suoi istinti violenti e desideroso di rapporti col prossimo. In questo quarto capitolo interamente dedicato a lui, Wolverine, sconvolto dalla morte dell’amata Kayla Silverfox (Lynn Collins), decide di sottoporsi all’esperimento più drastico, quello che completerà la sua trasformazione in una spietata macchina da guerra. Pur dominando la storia, Wolverine divide la scena con altri mutanti, finora mai apparsi sullo schermo: il sanguinario Victor Creed/Sabretooth (Liev Schrieber), Wade Wilson/Deadpool (Ryan Reynolds), Remy LeBeau/Gabit (Taylor Kitsch).Il bel Jackman, che quest’anno ha svelato la sua vis comica e brillante duettando con Beyoncé alla cerimonia di apertura degli Oscar, è di passaggio a Roma per promuovere il film. Wolverine “è un archetipo, un personaggio buono – commenta Hugh Jackman– ma decisamente poco simpatico. Ha dei lati difficili, spigolosi”. Aggiunge il regista Hood: “è un personaggio che disprezza se stesso, si pone delle domande ed è in costante conflitto. È senza dubbio molto virile, duro, ma al contempo bisognoso di sviluppare emozioni”. “Nei blockbuster – continua Gavin Hood – c’è sempre la lotta tra bene e male, invece qui la storia è più complessa. C’è l’esigenza di avere un eroe che riconosce la sua capacità di essere violento, cattivo: questo mi ha attirato. Il supereroe è consapevole della sua natura, della sua violenza, e non ne è necessariamente contento, anzi”.