BOBBY ricostruisce una delle notti più tragiche della storia Americana. 4 giugno 1968. Seguendo le vicende di 22 personaggi che per un motivo o per l’altro si trovano all’Hotel Ambassador alla vigilia del giorno in cui il candidato alla presidenza degli Stati Uniti, il senatore Robert F. Kennedy venne ucciso, lo sceneggiatore/regista Emilio Estevez – insieme ad un cast di tutto rispetto – forgia un mosaico intimo che ci mostra un’America diretta verso un cambiamento drastico ed epocale mentre i vari personaggi del film, alle prese con pregiudizi, ingiustizie, caos scorgeranno nell’idealismo di Kennedy un ultimo barlume di speranza. Esplorando le diverse esperienze di persone normali, il film è un tributo allo spirito di un uomo straordinario e sarà una specie di istantanea su un momento storico emblematico.

Mischiando abilmente fatti, finzione e destino, le storie che si intrecciano in “Bobby” si svolgono il 4 giugno 1968. Il film inizia a poche ore dall’assassinio del senatore Kennedy, nel momento in cui gli invitati alla festa, gli impiegati dell’albergo e gli organizzatori della campagna elettorale arrivano all’Hotel Ambassador per prepararsi alla grande notte. Tra questi figurano il portiere in pensione dell’hotel, (ANTHONY HOPKINS); Miriam (SHARON STONE) la parrucchiera dell’albergo; gli assistenti alle cucine dell’albergo tra i quali il fazioso capo Timmons (CHRISTIAN SLATER), il suo chef Edward Robinson (LAURENCE FISHBURNE). Ospite la cantante alcolizzata Virginia Fallon (DEMI MOORE). Ognuno di questi personaggi si troverà ad affrontare la sua personale battaglia, che si tratti di problemi sessuali, razziali o sociali, tra la disperazione personale e le speranze di un intero paese.

Il primo attore ad essere scritturato è stato anche colui che ha messo in moto le cose: parliamo dell’attore premiato con l’Oscar Anthony Hopkins che ricorda ancora alla perfezione la morte di Bobby Kennedy. “Ricordo esattamente dove mi trovavo,” dice l’attore. “Ero seduto su una sedia in uno studio di produzione londinese quando giunse la notizia. Ricordo di aver detto: ‘Sono diventati pazzi. Il mondo è letteralmente impazzito.’ Prima JFK, poi Malcolm X, Martin Luther King e adesso Robert Kennedy. Pensavo che il mondo stesse andando letteralmente in frantumi. Ed era proprio così.”

Estevez ha voluto contrapporre alla formalità tipica dello stile di vita americano del ’68 un’infusione di energia e creatività, proprio alla maniera di Bobby. “Pur essendoci una certa formalità nel film, ciononostante la macchina da presa non si ferma mai – continua il regista – il 90% del film è stato girato con la Steadicam per conferire al film un particolare movimento.”

Nel 1966, tre anni dopo che suo fratello, il Presidente John F. Kennedy, era stato ucciso e due anni prima che la sua stessa corsa verso la presidenza sarebbe finita in un bagno di sangue, Robert F. Kennedy fece un discorso le cui parole hanno continuato a rappresentare il suo punto di vista sul mondo. Nel suo discorso, Kennedy concludeva: “Ogni volta che un uomo si alza in difesa di un suo ideale è come se provocasse una piccola onda di speranza la quale incrociando ogni altra onda partita da milioni di diversi centri di energia, e sfidando tutte le altre onde, forma una corrente che può abbattere i muri più resistenti dell’oppressione e della resistenza.” La vita stessa di Kennedy è diventata una simile onda di speranza, almeno per un brevissimo ma luminoso momento.