“Stiamo vivendo una crisi economica che molti studiosi definiscono “epocale” – ha dichiarato il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi, all’apertura del convegno Pensare la crisi oggi a Villa Medici con la partecipazione di numerosi intellettuali francesi e italiani – E non è un caso che tutti noi abbiamo la sensazione che stia davvero finendo un’epoca.  E davanti a questo cambiamento siamo sgomenti e angosciati perché quella che deve venire è per ora indescrivibile e non sappiamo se sarà migliore o peggiore”.“l’Occidente – ha proseguito il Ministro – in parte ha perso la rotta; prefigurando uno sviluppo non adeguato alla sua civiltà.
Ci siamo trovati d’un tratto nell’atmosfera profetizzata e descritta da Oliver Stone nel celebre film, “Wall Street” e che pensavamo di aver superato dopo l’abbuffata edonistica degli anni Ottanta. Cosa c’era e cosa c’è che non funziona in questo modo di concepire lo sviluppo economico e sociale? Innanzitutto, un elemento: non c’è più l’uomo. L’uomo, se c’è, non conta. Ed è per questo che occorre ricongiungere ciò che è stato violentemente ed ideologicamente separato: ricongiungere l’idea di benessere economico con il destino umano e spirituale dell’uomo. Sono convinto infatti che lo sviluppo materiale non possa essere separato da quello spirituale.
L’economia infatti non può che essere intesa come lavoro e partecipazione comunitaria dei beni e delle conoscenze fra tutti gli uomini”.“In un tempo cosiddetto “secolarizzato” – ha ricordato in conclusione il Ministro – abbiamo visto in Abruzzo all’opera un popolo “religioso” nel senso vero del termine. Abbiamo ammirato e ancora ammiriamo un popolo di cittadini responsabili e capaci di agire da sé, in un impeto di carità che sconvolge gli schemi predefiniti e assume i tratti di una sussidiarietà creativa e libertaria.
Tutti hanno fatto la loro parte. Proprio nel mezzo di questa tragedia collettiva, davanti ai nostri occhi si è dischiuso un nuovo mondo, che sembra l’incunabolo e la “profezia” di ciò che potrebbe e dovrebbe essere il futuro nostro mondo sociale, un mondo sostenuto da una fitta rete di responsabilità diffuse e di doveri sentiti non come un peso ma come una libertà da parte di tutti gli uomini e le donne”.