Quattro giovani nudi, terrorizzati, feriti, che corrono nella tempesta senza sapere dove sarebbero finiti. Scappano da qualcosa di orribile che li segnerà per il resto della loro vita. È questa l’immagine simbolo di Cronaca di una fuga, nuovo lavoro di Israel Adrian Caetano. Tratto da una storia vera, la storia vissuta da Claudio Tamburrini, l’autore del libro da cui è stato tratto il film.

Scappano, dunque, i ragazzi, dalla Mansiòn Seré, sinistro casale, ricco di atmosfere del miglior Lovecraft, situato nella campagna di Moron, periferia di Buenos Aires. Lì un braccio armato che opera per la dittatura militare argentina ha installato un centro di detenzione clandestino per gli “amici della guerriglia”, ossia quei giovani che in un modo o nell’altro (o anche, soprattutto, senza pretesto) sono venuti a contatto con i militanti universitari i quali si opponevano al regime.

Quella mattina Claudio, giovane portiere dell’Almagro, squadra di serie B del calcio argentino, viene sequestrato e portato alla Mansiòn Seré perché un suo conoscente, Tano, appartenente alla guerrilla, ha fatto il suo nome per dare il tempo ai suoi compagni militanti di scappare dal Paese. Claudio è innocente e prova a spiegarlo a Lucas, il “capo di casa”, e ai suoi scagnozzi. Che invece sostengono la sua colpevolezza e rendono la vita del ragazzo un autentico inferno. Inizia così un periodo di barbara prigionia, caratterizzata da torture fisiche e psicologiche, interrogatori, umiliazioni. Nella follia di quella detenzione Claudio stringe amicizia con altri ragazzi, i suoi “compagni di stanza”.

Uno di questi, Guillermo, viene condannato dalla sinistra figura del giudice, l’unico che può decidere la vita e la morte dei prigionieri di Mansiòn Seré (sono in molti a sparire durante la detenzione di Claudio). L’esecuzione appare inevitabile per Guillermo, che in un attimo di lucidità prende la più pazza delle decisioni: tentare qualcosa che non è mai riuscito a nessuno: scappare. Claudio accetta senza pensare, mentre gli altri due “coinquilini”, Alvaro e Gallego, pervasi dal terrore, si rifiutano.
È in una notte di tempesta, quando Lucas e il suo braccio destro sono assenti, che Claudio e Guillermo convincono i due dissidenti e preparano la fuga, unendo le coperte e scendendo dalla finestra.I quattro detenuti scappano fino all’alba, quando decidono di dividersi, ponendo fine all’agonia di Mansiòn Serè.

L’immagine della fuga quale gesto disperato di libertà è non solo “la cosa più coraggiosa e importante” che lo stesso scrittore Tamburrini ha dichiarato di fare, ma anche un omaggio a tutti quelli che non sono mai usciti dalla Mansiòn Seré e dai luoghi di tortura tra il ’73 e il l’83, e a tutti gli scomparsi, i 30000 Desaparecidos che ancora oggi vengono reclamati dalle madri e le nonne di Piazza Maggio. La fuga come ribellione ad un regime, che ha saputo nascondere alla maggior parte del popolo argentino le brutalità commesse. Ribellione che chiede giustizia, in un contesto ancora poco chiaro, quasi aleatorio, dove non tutti hanno pagato per le ingiustizie commesse

È per l’attualità di questo tema che, in collaborazione con Fandango Distribuzione, anche Amnesty International ha partecipato alla distribuzione della pellicola, selezionata anche al Festival di Cannes. Il film è stato vietato ai minori di 14 anni per la forza dei contenuti e la durezza delle immagini. Che sono però lo specchio della realtà, di quella triste realtà, una realtà che non si deve mai più ripetere.