«Il mio documentario “Steve McQueen. Una vita spericolata” è stato presentato al Festival di Cannes e per me è un po’ una vendetta. È la storia di “Le 24 Ore di Le Mans” che, quando uscì, mise in croce mio padre. Invece la sua visione realistica era giusta: girò tutto in velocità, con le cineprese montate su una delle Porsche in gara». Esce al cinema il 5 novembre (due giorni prima del 35° anniversario della morte del grande Steve) la “rivincita” di Chad McQueen, il documentario che ripercorre la storia di quel film che tanto addolorò il padre: quando uscì, nel 1971, fu un disastro in sala, la critica lo accolse male e McQueen rischiò la bancarotta.

Oggi è invece considerato uno dei più adrenalinici film sul mondo delle corse. Chad era sul set. «Una volta convinsi papà a farmi guidare una di quelle auto. Sulle sue ginocchia, su quel circuito, si immagina?», ricorda a “Io donna” nel numero in edicola sabato 26 settembre e su iodonna.it. «Avevo 10 anni, ingranai fino alla terza…». Poi Chad si apre e ricorda tutto del suo mitico padre. «Non mi ero reso conto di quanto fosse infedele. Sapevo che era un bugiardo, ma tutte quelle ragazze… Quando si separò da mia madre mi chiese: con chi vuoi vivere? Gli risposi: sto con l’azionista, papà, scelgo te. Sono rimasto con lui fino alla sua morte, in Messico».