Giovedì 9 luglio il 36° Flaiano Film Festival propone nella Sala 1 del Cinema Massimo alle ore 18,15 l’ultimo film di Marco Bellocchio, “Vincere” con Giovanna Mezzogiorno e Filippo Timi. Nella vita di Mussolini c’è uno scandalo segreto: una moglie e un figlio – concepito, riconosciuto e poi negato. Questo segreto ha un nome: Ida Dalser. Per il regime Ida Dalser è una minaccia, una donna da rinchiudere in un ospedale psichiatrico – lontano dal figlio, dalla famiglia, dalla gente – dove tuttavia, incapace di sbiadire nell’ombra e forse salvarsi, continua a rivendicare il suo ruolo di moglie legittima del Duce e madre del suo primo figlio maschio Benito Albino Mussolini.Alle ore 20,30 è la volta di “Uomini che odiano le donne “di N. A. Oplev, primo dei film tratto dal bestseller omonimo di Stieg Larsson. Quarant’anni fa Harriet Vanger è scomparsa da una riunione di famiglia sull’isola abitata dal potente clan dei Vanger, che ne sono anche i proprietari. Benché il corpo della donna non sia mai stato ritrovato, lo zio è convinto che sia stata assassinata e che l’autore del delitto sia un membro della sua stessa famiglia – una famiglia disfunzionale ma i cui membri sono legati da vincoli molto stretti. Per indagare sull’accaduto, lo zio assume il giornalista economico in crisi Mikael Blomkvist e la hacker tatuata e senza scrupoli Lisbeth.. Costruito secondo uno schema classico, Uomini che odiano le donne trova l’elemento più interessante negli attori (Michael Nyqvist, Noomi Rapace), che “riparano” una regia incline suo malgrado a semplificare e banalizzare il modello letterario. Quello di Niels Arden Oplev è un film che chiarisce tutto, attraverso l’uso enfatico del flashback: l’evocazione di un evento anteriore conferma ciò che già sapevamo e ogni pezzo narrativo finisce al suo posto.Alle ore 22,45 si prosegue con “Il canto di Paloma” della spagnola Claudia Llosa. La madre di Fausta, una ventenne peruviana, sta morendo e le ricorda cantando che lei è stata allattata con “il latte del dolore” perché nata negli anni Ottanta, anni in cui terrorismo e stupri erano all’ordine del giorno. Dopo la morte della madre, Fausta vorrebbe offrirle un degno funerale, ma i pochi soldi sono stati investiti per l’imminente matrimonio della cugina. Lo zio però vuole che il cadavere venga seppellito prima delle nozze. Fausta che vive in una baraccopoli alla periferia di Lima cerca di vincere le sue paure e trova lavoro come cameriera presso una pianista. Spera così di mettere insieme una somma adeguata per le esequie. Fausta è un personaggio dall’assoluta originalità. Non poteva essere altrimenti visto che la regista è Claudia Llosa che già in Madeinusa, mai distribuito in Italia, aveva dato prova di altrettanta originalità. In quel caso in un paesino disperso sulle cime delle Ande il carnevale si celebrava negli ultimi giorni della Settimana Santa partendo dal principio che ogni sregolatezza in quelle ore è permessa perché ‘Dio è morto e non vede i peccati degli uomini’.
Qui Fausta ha fatto del suo corpo un vero e proprio terreno. Perché il terrore di essere violentata l’ha spinta ad inserire una patata nella vagina e il tubero ha preso a germinare. A una prima lettura si potrebbe pensare a una premessa che conduca verso un film che faccia leva sul versante erotico o grottesco. Invece la Llosa, con il contributo di una bravissima Magaly Solier, riesce a conservare una visione di assoluta compassione (nel senso più elevato del termine) nei confronti della sua protagonista. Il terrore nei confronti degli uomini Fausta lo ha veramente succhiato con il latte e sembra incapace di liberarsene per volgersi verso una sessualità accettata e consapevole. Intorno a lei sopravvive un mondo di miseria che contrasta in modo stridente con la vita che si conduce nei quartieri alti. In Sala 2 si comincia alle ore 18,45 con “Stella” di Sylivie Verheyde dedicato al tema dell’adolescenza. 1977. Stella, 11 anni, è al suo primo anno in una prestigiosa scuola media di Parigi. Per lei è l’ingresso in un mondo nuovo, lontano da tutto quello che conosce. Quasi un miracolo, per una ragazzina che vive in un caffè frequentato dalla classe operaia, alla periferia di Parigi. Questo nuovo anno di scuola cambierà la sua vita per sempre.Alle ore 20,45 sarà proiettato lo splendido film-documentario di Ermanno Olmi, “Terra madre”.Il tema è la necessità che l’agricoltura ritrovi il rispetto delle leggi della natura e non del mercato e degli Ogm. “Noi cittadini metropolitani, che viviamo inscatolati nelle nostre città, senza più i colori e i profumi delle stagioni forse, in un giorno molto prossimo, se ci capiterà di passare accanto a un orto dove un nonno e una piccola bimba colgono i frutti maturi, allora potremo ancora riconoscere la vera casa dell’uomo.” Un documentario che si fa testimonianza di una vita vissuta facendo cinema pensando agli esseri umani con il ritorno a una forma di espressione, il documentario appunto, che Olmi non aveva mai del tutto abbandonato. Il regista ci racconta degli ultimi tre convegni di Terra Madre a Torino. In quelle occasioni (e in particolare nel 2006) Carlo Petrini, ideatore di Slow Food, è riuscito a far giungere nel capoluogo piemontese persone che, in ogni angolo del mondo, la terra la amano, la coltivano e, soprattutto, la rispettano. E’ un documentario di denuncia quello di Olmi. Denuncia contro le sopraffazioni che anche in questo campo non si scontrano con i rigori della legge perché è il Dio Mercato che detta le non regole del liberismo più sfrenato. Ma non è solo questo. Grazie anche alla collaborazione con Piavoli e Zaccaro Olmi porta sullo schermo un atto di amore profondo che passa dall’elegia sulla vita a contatto con la Natura alla rispettosa e quasi invidiosa riflessione sulla vita di un uomo che ha avuto il coraggio di abbandonare la civiltà dei consumi per scegliere di vivere in un modo radicalmente diverso. Olmi ci ricorda anche che qualcuno ha pensato di preservare, nel Nord del nostro continente, i semi che rischiavano di scomparire in modo definitivo creando una sorta di Giardino dell’Eden nel ghiaccio. Alle ore 22,45 dell’australiano Stephan Elliot “Priscilla, la regina del deserto”. A bordo di un torpedone (Priscilla) tre cantanti travestiti – due gay e un transessuale – si spostano da Sydney ad Alice Springs, al centro del continente australiano, per portarvi il loro spettacolo. Il nucleo narrativo di questa stravagante commedia su strada è il confronto dei 3 protagonisti con i provinciali che incontrano nel viaggio; quello figurativo il contrasto con la natura maestosa e inquietante dei paesaggi desertici che attraversano.In Sala 3 alle ore 18,45 omaggio a Pupi Avati con “Storia di ragazzi e ragazze”. Nel febbraio 1936 a Porretta Terme, Silvia, appartenente ad una famiglia di piccoli proprietari terrieri innamorata di Angelo, un giovane borghese di Bologna, partecipa al pranzo di fidanzamento preparato per lei dai suoi rustici familiari al fine di festeggiare la consegna dell’anello da parte del suo amoroso giunto in treno insieme alla madre vedova, alla giovane zia e alle sorelle. In un’atmosfera festosa, ma anche di impacci reciproci, di ruvide cortesie, i trenta invitati, manifestano i loro sentimenti e le loro vicende personali spronati da Giulio, il rude e bizzarro padre di Silvia. Alle ore 20,45 “Qualcuno con cui correre” di Oded Davidoff, tratto dall’omonimo romanzo di David Grossman. Ad Assaf, un ragazzo di sedici anni, viene affidato un compito singolare: mettersi alla ricerca della padrona di un cane, col quale si ritrova a correre per le strade di Gerusalemme attraverso luoghi spettacolari e pericolosi allo stesso tempo, in un crescendo fiabesco e drammatico dove trovano posto, anche fra molte crudezze, i temi della famiglia, dell’amore e dell’amicizia.Alle ore 22,45 sarà proiettato “Amore e altri crimini”. Anica vive a Belgrado, ha ormai superato i trent’anni e sente che la vita le è sfuggita di mano imboccando un vicolo cieco. La relazione con un piccolo boss di quartiere, Milutin, di alcuni anni più vecchio e un matrimonio fallito alle spalle, non ha più alcun senso. Il furto della “cassa” di Milutin e la fuga in Russia, da tempo preparate in ogni dettaglio, rappresentano per lei, oramai, l’unica possibilità di una nuova vita. Il film è il racconto dell’ultimo giorno in città prima della fuga. Un giorno decisivo che Anica, tra visite e regali alla nonna e agli amici di sempre, ha organizzato in ogni singolo istante. Ma l’animo umano non è prevedibile e Anica non può sapere che, proprio quel giorno, Stanislav, giovane ed ingenuo braccio destro di Milutin, ha deciso di confessarle il suo amore, da sempre nascosto…