Giovedì 2 luglio il Flaiano Film Festival propone nella Sala 1 del Cinema Massimo di Pescara alle ore 20,45 “Gli amici del Bar Margherita” di Pupi Avati, il primo dei film dedicati dal Festival ad Avati che riceverà il Premio Flaiano per la carriera.  Siamo nel 1954. Sotto i portici di Bologna, il diciottenne Taddeo vive con la mamma e il nonno e sogna di poter diventare un frequentatore del Bar Margherita. Con uno stratagemma, il giovane diventa l’autista personale di Al, l’uomo più carismatico del quartiere. Attraverso la sua protezione, Taddeo riuscirà ad essere testimone delle avventure di Bep, innamorato di Marcella,  delle peripezie di Gian, delle follie di Manuelo,  delle cattiverie di Zanchi e delle stranezze di Sari. Ma alla fine, Taddeo che tutti chiamavano “Coso” ce la farà ad essere considerato uno del Bar Margherita?  L’amarcord del Bar Margherita procede con passo episodico, con l’andamento dell’aneddoto, tenuto insieme dal dispiegarsi di due storie maggiori che corrispondono a due scherzi atroci, di quelli che solo la società dei maschi può perpetrare e solo nella società dei maschi si possono rimarginare, se non guarire. Epicentro del racconto corale è ancora una volta una festina, un compleanno in casa, sequenza che vale il film e che irradia di cinico umorismo il resto, spingendoci a perdonare un intro leggermente sornione e un ralenti finale. Abbandonata l’idea di voler infilare la Storia nel proprio cinema, Avati torna a collocare il cinema nella storia, con esiti ben più originali e riusciti.  Alle ore 18,45 per il concorso italiano “Beket” di Davide Manuli: Freak e Jajà, si trovano in una terra di nessuno, senza data né tempo. La terra non è più abitata dagli uomini, solo qualche strano personaggio sopravvissuto appare di tanto in tanto. I due protagonisti si incontrano ad una fermata del bus in mezzo al nulla, senza conoscersi. Il bus arriva, ma non si ferma. Era il bus che portava a Godot, il Dio che si è manifestato al di là della montagna sotto forma di sonorità musicale. Avendo perso il bus, Freak e Jajà decidono allora di andare a cercarlo a piedi. Iniziano così un viaggio che farà loro incontrare i bizzarri personaggi che abitano questa landa desolata.Alle ore 22,45 “Nemico pubblico n.1” di Jean Francois Richet con Vincent Cassel: ispirato al romanzo autobiografico di Jacques Mesrine “L’istinto di morte”. Tornato dalla guerra d’Algeria Mesrine rifiuta il lavoro proposto dal padre e inizia un’ascesa senza precedenti nella malavita locale, tra rapine e sparatorie. Malgrado le suppliche della moglie spagnola che gli darà tre figli, diventa, tra gli anni ’60 e ’70, il gangster più ricercato di Francia. Costretto all’esilio in Canada, sarà arrestato e fuggirà in modo rocambolesco da una delle prigioni più dure dello stato.In Sala 2 alle ore 17,45 omaggio a Sergio Leone “Il buono, il brutto, il cattivo” con Clint Eastwood: mentre divampa la guerra di secessione, tre uomini privi di scrupoli e di ideali vivono ai margini della legalità: Tuco, il Brutto, Joe, il Buono e Sentenza, il Cattivo. Alle ore 20,45 “Il caso dell’infedele Klara” di Roberto Faenza, con Laura Chiatti, Premio Flaiano per il cinema 2009 e Claudio Santamaria: un giallo passionale fatto di bugie, tradimenti e colpi di scena…Alle ore 22,45 per la rassegna dedicata al Cinema australiano “E morì con un felafel in mano” di Richard Lowenstein: alla soglia dei trent’anni, nevrotico ossessivo, Danny è alla sua quarantasettesima esperienza di convivenza con amici ed amiche a Brisbane. A Melbourne, durante la convivenza numero 48, il giovane si ritrova in un incubo kafkiano. Con una coppia di investigatori filosofi ed un gruppo di sbandati, Danny scopre che la polizia ha la pericolosa tendenza a sparare per uccidere. Tratto dal romanzo di John Birmingham. Il nuovo cinema australiano cerca di darsi un’identità proponendo storie giovanili. Si tratta dei trentenni spaesati con nessuna e tutte le identità. Sonnecchiano, vanno in giro, chiacchierano, frequentano i ristoranti alternativi (il Felafel del titolo è un piatto orientale vegetariano).Si prosegue in Sala 3 alle ore 17,45 con “My fair Lady” di George Kukor con un’incantevole Audrey Hepburn: un noto glottologo londinese, il professor Higgins, scommette con un suo amico e collega, il colonnello Pickering, che riuscirà a trasformare – tempo sei mesi – la sgraziata e cenciosa fioraia Eliza in una raffinata dama degna d’essere presentata all’annuale ballo dell’ambasciata. Dopo laboriose ed estenuanti lezioni, il professor Higgins puo’ finalmente considerare riuscita la sua opera allorchè Eliza ottiene l’universale ammirazione dell’alta società. Ma Eliza ha ormai una nuova personalità che le impedisce di tornare alla sua vecchia vita.Alle ore 20,45 Isabelle Huppert è la protagonista del recente “Home” di Ursula Meier: Marthe, Michel e i loro tre figli vivono isolati lungo un’autostrada costruita da anni e mai inaugurata. Quel tratto d’asfalto è dunque parte del prato davanti a casa, o meglio ancora, parte di un gioco. Quando però l’autostrada viene messa in funzione e migliaia di macchine iniziano a sfrecciare, la famiglia attraversa impensate difficoltà, ma alla fine scopre la solidarietà e l’amore al di sopra di tutto. In Home lo spettatore viene trascinato all’interno della follia di questa famiglia che in qualche modo rappresenta l’umanità in cerca di una sua collocazione nel mondo: e proprio la ricerca di una collocazione sociale spinge gli esseri umani a dover quasi necessariamente rifiutare di barricarsi in casa e di aprirsi all’esterno. Ma siccome aprirsi all’esterno, oggi come oggi, è difficile se non impossibile, la Meier ci mostra come anche la famiglia che si credeva inossidabile rifugio per l’anima e il corpo diventa in realtà trappola nel momento in cui viene a contatto diretto con la società. Home è così l’affresco grottesco di un mondo che cambia tanto in fretta da non permettere all’uomo di restare al passo con i tempi e anzi di affogarlo nella sua stessa voglia di fare e di essere.  Infine alle ore 22,45 replica del film “Garage” di Leonard Abrahamson.