Una vera e propria storia d’amore, quella tra gli italiani e il caffè: ci manca quando ci troviamo all’estero, e non possiamo farne a meno nella nostra quotidianità. Ben 9 persone su 10, infatti, non trascorrono mai una giornata senza bere neppure un caffè.

È quanto emerge da un sondaggio condotto da Top Doctors® (www.topdoctors.it), azienda specializzata in servizi tecnologici per la sanità privata, come telemedicina, ricerca e selezione del miglior specialista, in occasione della Giornata internazionale del caffè. La ricorrenza, che cade il 1° ottobre, è stata istituita nel 2015 dall’ICO (International Coffee Organization) per celebrare la bevanda e riconoscere il lavoro delle tante persone, dai coltivatori ai baristi, che ogni giorno lavorano per farci trovare in tazza un prodotto di qualità.

Ma quanti caffè beviamo al giorno? Per quasi metà dei rispondenti (51%) il numero oscilla tra 3 e 5 tazzine, a cui fa seguito un 23% che ne consuma con moderazione 1 o 2 al giorno. Il 15% supera addirittura la soglia dei 5 caffè al dì, mentre solo l’11% del campione interpellato non ne beve neppure uno.

Del resto, il 72% degli intervistati dichiara che non potrebbe mai rinunciare al caffè mattutino e al caffè digestivo dopo pasto e un 61% di fedelissimi non ci rinuncia neppure dopo cena (anche se, tra questi, un buon 39% non ne beve dopo le ore 21). Guardando invece al luogo in cui più spesso si consuma caffè, a vincere è la propria casa per il 57% degli intervistati, seguono il luogo di lavoro o di studio, dove si ricorre alla bevanda, dalle indubbie doti energizzanti, per trovare la carica per affrontare una lunga giornata (29%), mentre i più “viziati” optano per il bar (14%).

Analizzando le tipologie di caffè più apprezzate dagli italiani, non sorprende che a “trionfare” sia l’espresso corto con il 49% delle preferenze. Seguono macchiato (20%), ristretto (12%), lungo (11%) e americano (8% di “eretici”, secondo i puristi del caffè made in Italy).

Qualunque tipo si prediliga, il caffè è sempre un piacere… ma va vissuto in solitaria o in compagnia? Forse complice il periodo di forzato distanziamento sociale, il 71% del campione lo considera un rituale da godersi (anche) individualmente. Solo il 15% lo vede come un momento di socializzazione, da condividere con altre persone, mentre per il restante 14% altro non è che una consuetudine, a cui non rinunciamo per abitudine.

C’è però chi al piacere o alla consuetudine del caffè ha dovuto o voluto rinunciare. Tra le ragioni per cui gli italiani smettono, o per lo meno valutano di smettere di consumare caffè, spiccano i problemi di insonnia (45%), seguiti da nervosismo (27%), gastrite o altri fastidi (24%). Solo il 4% ha smesso di bere caffè perché non ne ha più sentito l’esigenza.

Un altro effetto collaterale dell’abuso del caffè, di cui spesso si parla, è il potenziale rischio per il cuore. Ma è davvero così? “Il rapporto tra caffè e cuore è stato oggetto di discussione per lungo tempo. L’origine della diatriba è correlata al fatto che, essendo il caffè una bevanda che induce un lieve grado di eccitazione con risvolti fisiologici consistenti principalmente nell’incremento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, apparentemente potrebbe essere nociva per il cuore” spiega il dottor Carlo Pignalberi specialista in Cardiologia di Top Doctors®, che però aggiunge: “Di per sé, l’assunzione di quantità non eccessive di caffè (non bisogna mai eccedere con qualsiasi alimento) non produce danni al cuore. Il suo effetto di sollecitazione del sistema simpatico si esplica principalmente nell’incremento della presenza di extrasistoli. Tale effetto, associato con il precedentemente indicato incremento della frequenza cardiaca, può aumentare la sensazione di cardiopalmo. Pertanto, le persone che già di per sé soffrono di disturbi di ansia, dovrebbero evitare od almeno ridurre al minimo l’assunzione di caffè”.