«Un bordello dove si diventa matti»: questa è Hollywood per John Cusack. Convinto liberal e antimilitarista, produttore, scrittore, attore, il protagonista di Love and Mercy racconta a IO donna,come è stato impersonare un mito come Brian Wilson, il celebrato leader dei Beach Boys, di cui il film racconta l’ascesa e la caduta, quando scomparve dalla scena pubblica per affidarsi a un terapista che lo tenne segregato per oltre dieci anni. «Nella cultura pop tutte le strade portano a Brian, a Phil Spector e ai Beatles» sostiene Cusack. «Nessuno di noi ha fatto questo film per soldi, ma solo per raccontare, seriamente, la storia di un genio americano».
Riferendosi alla parabola di Wilson che – maltrattato, sfruttato, imbottito di stupefacenti dal terapista Eugene Landy (Paul Giamatti nel film) e poi salvato da Melinda Ledbetter (Elizabeth Banks) – spiega: «Ogni volta che sei amato, sei anche salvato. L’epilogo lo dimostra: il concerto di Brian alla Royal Albert Hall, vincendo la battaglia contro i suoi demoni. E Paul McCartney seduto in prima fila, che piangeva».
Organizzatore pochi mesi fa dell’incontro – a Mosca – tra Edward Snowden, la scrittrice Arundhati Roy e l’attivista politico Daniel Ellsberg, John Cusack è una celebrity la cui privacy non ha mai subito clamorose invasioni: «Non ho mai inseguito lo stile di vita di chi diventa famoso. E poi, di questi tempi, è molto più facile evitare la curiosità degli altri: sono tutti a guardare il telefonino, una cosa stupenda!»