«Ho fatto della libertà la mia parola d’ordine. Anche in famiglia, dove mi sento libera di chiedere ai miei figli chi vogliono sposare da grandi, se un uomo o una donna». Julianne Moore non è nuova a ruoli complessi, che portano vicende vere sul grande schermo: dopo la cinquantenne malata di Alzheimer di Still Alive, per cui ha vinto l’Oscar, ora è la volta di una poliziotta lesbica che, a un passo dalla morte, nel 2005, lotta per far ottenere alla sua compagna la pensione di reversibilità. Il tema, scottante e più che mai attuale, è al centro di di Freeheld diretto da Peter Sollett, film fra i più attesi alla Festa del Cinema di Roma, dal 16 al 24 ottobre.

E nell’intervista di “Io donna, racconta della sua famiglia e di quanto le abbia sempre consentito di vivere nella massima libertà: «Mia madre era scozzese, mio padre americano, abbiamo viaggiato molto, sono stata esposta a molte idee. Ero spesso quella nuova in città, quindi diversa, il che mi ha fatto capire cosa voglia dire essere uno straniero. Anche i miei figli sono cresciuti con la consapevolezza di avere massima libertà di scelta. Mi sembra una cosa rivoluzionaria».