Una città italiana, ai giorni nostri. La “sconosciuta” si chiama Irena (Ksenia Rappoport), è arrivata anni prima dall’Ucraina e vive nella città tra i fantasmi del suo passato e la ricerca del presente: su due piani temporali che si intrecciano e si sovrappongono componendo un puzzle intrigante e pieno di costanti tensioni narrative. Chi è veramente Irena? Lo si scopre via via che il racconto procede. E’ venuta come tante ragazze dei Paesi dell’Est, diventando preda di uomini senza scrupoli, tra violenze e umiliazioni di ogni specie che la memoria non è riuscita a intrappolare e a risolvere. Un solo bel ricordo, quello di un amore malinconico, struggente e perduto.

Oggi la ritroviamo misteriosa e sfiorita ma ancora affascinante nelle dimensioni di un personaggio che nonostante tutto ha conservato, sotto un carattere apparentemente dimesso, una sua fierezza ed un suo potenziale di ribellione. Sembra avere un obiettivo preciso quando riesce, con l’aiuto di un portinaio interessato (Alessandro Haber), a trovare un lavoro di pulizia in un palazzo di fronte al quale è andata ad abitare facendone oggetto di osservazione. Lustra le scale del palazzo, Irena, ma il suo vero bersaglio è una famiglia di orafi che vi abita, gli Adacher, la moglie Valeria (Claudia Gerini), il marito Donato (Pierfrancesco favino) e la figlioletta Tea (Clara Dossena). Per lavorare da loro, con freddo calcolo diventa amica della vecchia domestica Gina, col risultato di prenderne il posto: di qui, il disegno della “sconosciuta” prende la forma di un inesorabile, progressivo inserimento in quella famiglia, dove si conquista fiducia e, in qualche modo, potere.

Ma l’equilibrio, cui corrisponde il perfezionamento del disegno di Irena, dura poco. Non più solo incubi e visioni, adesso: il materializzarsi del suo vecchio aguzzino dal sinistro soprannome di “Muffa” (Michele Placido) reca con sé nuovi orrori, nuove violenze, nuove tragedie. E serve, al tempo stesso, a disvelare lentamente il misterioso accanimento col quale Irena s’è legata a quella famiglia. Come una nebbia che a poco a poco si apre ad una serie di verità reali e apparenti. E ad apparenze smentite da nuove verità. Con una intensa serie di colpi di scena che introducono quello finale, affascinante e profondo come la figura della “sconosciuta”.