Non solo formaggi per le ossa: un nuovo studio ha evidenziato che il consumo regolare di alimenti contenenti proteine vegetali, principalmente legumi, contrasta l’invecchiamento in un modo migliore rispetto alle proteine di origine animale

Domenica avete la mamma a pranzo? Allora preparatele una bella ricetta con i legumi, come le tante che trovate su Cucina Naturale. Oltre al fatto che sono alimenti eccezionali per tante ragioni, le donne, specie dopo una certa età, dovrebbero considerare i legumi come una delle fonti proteiche più utili per il benessere. Una nuova conferma di quanto detto arriva da una ricerca tutta al femminile (evviva!) appena pubblicata e che ha voluto approfondire l’effetto esercitato dalle diverse fonti proteiche sulla cosiddetta fragilità delle persone che invecchiano. La fragilità – tanto più frequente quanto più passano gli anni – è caratterizzata almeno da tre condizioni su queste cinque: maggiore affaticabilità, meno forza muscolare, perdita di peso, presenza di più patologie e minore capacità respiratoria. Di conseguenza è abbastanza facile intuire che uno stile alimentare in grado di contrastare la fragilità risulta decisamente importante.

Tornando alle proteine, un team internazionale di studiosi ha analizzato i dati di quasi 86mila donne oltre ai 60 anni provenienti da un noto studio sulle infermiere americane (Nurses’ Health Study). Tra le varie informazioni raccolte, l’assunzione di proteine ​​è stata misurata nove volte durante il follow-up per oltre 20 anni, mentre la presenza di fragilità è stata valutata ogni 4 anni. Alla fine del periodo i casi di fragilità sono stati 13.279.

Cosa hanno scoperto?

Sono state messe in rapporto le condizioni di salute comprese nella definizione di fragilità con le principali fonti proteiche, ossia di origine animale (carne, pesce..), quelle derivate da latte e derivati (alimenti sempre molto consigliati alle signore dopo la menopausa per il loro apporto di calcio) e fonti vegetali (legumi in primis)

Ebbene, le signore con una maggiore assunzione di proteine ​​vegetali avevano un rischio inferiore di sviluppare fragilità. Al contrario, quelle con la più alta assunzione di proteine ​​animali presentavano un rischio maggiore di andare incontro a fragilità.

La sostituzione del 5% dell’introito calorico con le proteine ​​vegetali (equivalente a una porzione di legumi) a scapito di quelle animali ha mostrato una riduzione del rischio del 38%. Poi le percentuali cambiano a seconda del tipo di proteine (il rischio è più alto per le proteine animali rispetto a quelle di latte e derivati).

Queste in sintesi le conclusioni dei ricercatori: “Una maggiore assunzione di proteine ​​vegetali, ma non animali o di latte e derivati, è stata associata a un minor rischio di fragilità. La sostituzione di proteine ​​vegetali con proteine ​​animali, in particolare proteine ​​animali non casearie, è stata associata a un minor rischio di fragilità.”