Dopo essersi aggiudicato due Golden Globe per il Miglior Film Straniero e  la Miglior Regia, aver vinto il Premio per la Miglior Regia al Festival di Cannes 2007, ed infine aver ricevuto la Nomination agli Oscar 2008 per la Miglior Regia, Lo scafandro e la farfalla, del regista e pittore americano Julian Schnabel, approda nella sale italiane. Il film narra la vera storia di Jean-Dominique Bauby, dinamico e carismatico direttore di ELLE Francia, che nel dicembre ‘95, all’età di 43 anni, fu colpito da un ictus devastante. Superato un iniziale stato di coma, si svegliò per scoprire di essere vittima di una sindrome locked-in: mentalmente vigile ma prigioniero dentro il suo stesso corpo, in grado di comunicare col mondo esterno solo attraverso il battito della palpebra sinistra. All’Hospitale Maritime di Berck-Sur-Mer, Bauby imparò ad esprimersi grazie all’ausilio di un alfabeto che codifica le lettere più frequenti del vocabolario francese. Mediante il solo battito della palpebra, sbattendola quando veniva pronunciata la lettera corretta, lettera per lettera Buaby riuscì a raccontare nel suo libro (Lo scafandro e la farfalla pubblicato da Edizioni Robert Laffont nel 1997) l’avventura all’interno della psiche umana. Una battaglia tra la vita e la morte improgionati in un corpo, lo scafadro, che solo la fantasia, ovvero la farfalla, può scardinare.  Un’indagine sulla sua vita e sui paradossi della vita in generale come lo ha definito lo stesso regista. Firma la sceneggiatura Ronald Harwood (Il pianista, Oliver Twist, L’amore ai tempi del colera) che, mantenendo la struttura di fondo del libro, ha incentrato il film sulla narrazione fuori campo ponendo il pubblico (lettore-spettatore) nella condizione di essere l’unico reale “conoscitore” dei  pensieri di Bauby. La regia, che potremmo definire quasi pittorica, di Julian Schnabel è carica di sequenze coinvolgenti (ad esempio la cucitura delle palpebra destra) ed evocative di un mondo onirico. L’unico in cui l’uomo trova la vera libertà. L’occhio, muto contatto con il mondo esterno, si carica di un significato metaforico. E così all’immaginazione si alterna la realtà con la quale Bauby si scontra e  si interroga. I ricordi gli donano la forza necessaria per convivere con la malattia che è riuscita ad intrappolarlo solo nel modo del finito.   Il primo contatto di Schnabel con il libro è avvenuto durante una visita al suo amico Fred Hughes, che dirigeva la Factory di Andy Warhol. Fred, a causa della sclerosi multipla finì bloccato a letto senza poter più parlare. Fu il suo infermiere a dare una copia de Lo scafandro e la farfalla a Schnabel che aveva intenzione di realizzare un film capace di aiutare il padre a non aver paura della morte. Sebbene all’inizio doveva essere Johnny Depp ad interpretare Bauby, la scelta è poi caduta sul valido Mathieu Amalric, capace di rendere la costrizione del suo personaggio. Un personaggio che subirà un’evoluzione senza mai spingere lo spettatore a commiserarlo.