Dal 25 al 27 Febbraio, l’area commerciale nelle immediate vicinanze della città ha ricevuto un’insolita affluenza di visitatori, più precisamente identificabili come disegnatori, sceneggiatori, editor e cosplayer. Sopratutto cosplayer.Sì, perché la fiera di Mantova “Comix & Games” ha un sapore elitario. Celata agli occhi dei più, all’interno di un enorme palazzetto dello sport: “il Palabam”, essa trae la sua forza dall’esistenza di irriducibili cultori del fumetto e del mondo ad esso collegato, che nei tre giorni di fiera circolano ininterrottamente all’interno di questo ambiente sovraffollato alla spasmodica ricerca di qualcosa di speciale o unico.Come non citare i “cosplayer”, popolo di appassionati che settimane o addirittura mesi prima, confezionano travestimenti che hanno l’onere di ricalcare più fedelmente possibile le famose sagome delle serie di fumetti a loro care. Purtroppo essendo il “cosplay” stesso un’eredità nipponica, tutti coloro che lo praticano sono per forza di cose interessati quasi unicamente ai “manga”, per cui la parte del palazzetto dedicata ad altri generi disegnativi, rimane sensibilmente meno frequentata.Nonostante la presenza di un piccolo palco per interviste e presentazioni di progetti editoriali, la calca e la ristrettezza degli spazi rendono praticamente impossibile l’attento ascolto da parte di un audience realmente interessata. Di primo acchito, l’evento, sembrerebbe, almeno per il pubblico, non più di un fornitissimo centro commerciale specializzato.Il discorso cambia invece per quanto riguarda gli addetti ai lavori, come disegnatori e sceneggiatori che hanno a disposizione il piano superiore del palazzetto, adibito ad area editor, dove vengono chiamati all’adunanza giovani promettenti che vogliono proporre la loro professionalità o progetti innovativi a case editrici  americane e non. Il pubblico può così entrare in contatto diretto con questi artisti, osservarli disegnare dal vivo e per pochi euro commissionare stupendi schizzi e illustrazioni che spesso non hanno nulla da invidiare a quelli che siamo abituati a vedere su celebri testate americane o francesi. Un esempio di collettivo, fra tanti, è rappresentato dai “Drawers 2.0” (http://drawersduepuntozero.blogspot.com/).