Ultimo giorno di programmazione martedì 30 giugno al Mediamuseum di Pescara per il 36° Flaiano Film Festival. Lunedì 30 giugno si parte in Sala rossa alle ore 20,45 con quello che è forse il capolavoro assoluto di Kubrick, “2001 Odissea nello spazio”: dall’alba dell’uomo (quattro milioni di anni fa) al primo volo verso Giove: c’è un monolito levigato che atterrisce le scimmie antropoidi e sbalordisce gli scienziati sulla base lunare. Una svolta nel cinema di fantascienza: nei modi asettici di un documentario scientifico Kubrick racconta una favola apocalittica sul destino dell’umanità – ispirandosi a The Sentinel (1948) di Arthur C. Clarke che collaborò alla sceneggiatura e scrisse in seguito il romanzo 2001 per chiarire i dubbi non risolti dal film. Continua a essere il film di Kubrick più inquietante, adulto, stimolante e controverso che sia mai stato fatto, senza contare il suo fascino plastico-figurativo e sonoro-musicale. Distribuito in Super Panavision, s’avvale della fotografia di G. Unsworth e J. Alcott ed ebbe un Oscar per gli effetti speciali di cui fu supervisore Douglas Trumbull. Il seguito s’intitola 2010-L’anno del contatto. La voce italiana di Hal 9000 è di Gianfranco Bellini (1924), doppiatore di lungo corso che da ragazzino doppiò Freddie Bartholomew e perfino Shirley Temple (Alle frontiere dell’India). Musiche di Richard e Johann Strauss, György Ligeti.Nella sala azzurra alle ore 18,45 “Silent Hill” di Christophe Gans: un altro horror che ricalca un tenebroso videogioco giapponese assai venduto negli USA, il che spiega il successo del film. La piccola Sharon è afflitta da sonnambulismo e gravi crisi notturne (legate a Silent Hill, cittadina della West Virginia, abbandonata dopo un incendio) e trasferisce i suoi incubi in disegni. Rose, madre adottiva di Sharon, decide di portarla a Silent Hill per scoprire le cause della malattia. Giunta sul posto, Rose ha un incidente d’auto e sviene. Sharon scompare. Insieme con una poliziotta che l’aveva inseguita, si mette a cercarla, facendo spaventevoli scoperte: la città non è disabitata come sembra; esiste Alessa, bambina identica a Sharon, che, nata nel peccato, fu arsa viva dalla bigotta e fanatica comunità locale, ma ne scampò, sfigurata e carica d’odio; a Silent Hill esiste una realtà alternativa, abitata da creature deformi. Alle ore 20,30 per tutti i bambini sarà proiettato il film animato “Kung fu Panda”: Po è un giovane panda il cui padre (un volatile) gestisce un piccolo ristorante la cui specialità sono i noodles cucinati secondo una ricetta segreta. Po fa il cameriere ma intanto sogna di poter essere un eroe del kung fu. Finchè un giorno, in seguito a una predizione che lo vedrebbe come l’eletto Guerriero Dragon, viene associato alla scuola del Maestro Shifu. Ha così modo di incontrare i suoi idoli. Sono i Furious Five: Tigress, Crane, Mantis, Viper e Monkey i quali non sono particolarmente felici di vederlo nelle vicinanze. Le speranze di farne un vero guerriero si affievoliscono progressivamente e il giorno in cui Tai Lung, il vendicativo e fortissimo leopardo delle nevi, si libera dalla prigionia e parte alla ricerca di Shifu e del Guerriero le cose sembrano mettersi male. I Cinque sono pronti a sacrificarsi ma Po riserverà loro delle sorprese. Sceneggiatori e registi della Dreamworks sono riusciti a colpire al centro i due bersagli che si erano prefissati. Volevano infatti realizzare un film che non facesse della facile parodia sul kung fu ma che ne rispettasse l’ormai lunga storia cinematografica. La prima sequenza bidimensionale è testimonianza della riuscita non smentita nel resto della narrazione. Volevano però anche (e soprattutto) colpire cuore e mente degli spettatori più giovani. Lo hanno fatto riducendo nettamente tutti gli ammiccamenti e citazioni di opere precedenti (vedi Shrek) che finivano con il rivolgersi solo a un pubblico adulto. In Sala Cinema 3 alle ore 20,45 cinema austriaco di Fritz Lang “Il dottor Mabuse” del 1922: il procuratore distrettuale Wenk dà la caccia a Mabuse, criminale dotato anche di poteri ipnotici e capace di vari travestimenti, che sfugge diverse volte alla cattura finché è arrestato e rinchiuso in un manicomio. La materia è da un romanzo d’appendice di Norbert Jacques, ma, con l’aiuto della moglie sceneggiatrice Thea von Harbou, Lang la trasforma in una rappresentazione di taglio realistico della Germania uscita dalla guerra e della sconfitta con tutte le sue miserie e depravazioni. Soprattutto nella 1ª parte in cui lo studio dei personaggi e dei loro comportamenti prevale sull’azione, i risultati sono di forte suggestione. Lang riprese il personaggio in Il testamento del dottor Mabuse (1933) e in Il diabolico dottor Mabuse (1960), suo ultimo film. Le copie in circolazione, provenienti da varie cineteche, hanno durata inferiore all’edizione originale. Nel 2000 entrambe le parti furono in larga parte restaurate e ricostruite.In Sala Flaiano 4 ultimo appuntamento alle ore 20,45 con “A ciascuno il suo (cinema) omaggio di grandi registi al Festival di Cannes” ed infine alle ore 21,00 nel trentennale della morte di John Wayne sarà proiettato “Ombre rosse” di John Ford: intorno al 1880 una diligenza parte con sette passeggeri da Tonto diretta a Lordsburg, nel Nuovo Messico, attraverso un territorio occupato dagli Apaches di Geronimo. Per la strada sale Ringo, ricercato per un delitto che non ha commesso. All’arrivo dovrà vedersela con i fratelli Plummer, i veri responsabili del crimine di cui è accusato. Sceneggiato da Dudley Nichols sulla base del racconto Stage to Lordsburg di Ernest Haycox (ispirato a Boule de suif di Maupassant), è forse – almeno in Italia per due generazioni di critici e di cinefili – il western più famoso e amato di tutti i tempi. Questo “Grand Hotel” su ruote, come fu definito sul New Yorker, si presta a letture di ogni genere, come ogni classico. Ebbe 5 nomination agli Oscar e ne vinse 2: T. Mitchell come attore non protagonista e la musica, che attinge al folclore americano. Il western precedente di J. Ford è del 1926.