Continua con successo la kermesse cinematografica che oggi propone in Sala 1 alle ore 18,45 “Gran Torino” di Clint Eastwood. ogni giorno, il pensionato Walt Kowalski siede in veranda. Nel vialetto scintilla una Ford Gran Torino. Ma non è un bel vedere. La moglie è morta, il quartiere è invaso dalle gang, i figli si sono trasferiti con i nipoti, avvoltoi dai costumi discinti. Clint Eastwood non smette mai di stupirci. Dopo averci narrato di Iwo Jima vista dai due fronti e di un’altra intrusione dello Stato nella vita degli individui (Changeling) ci immerge ora nel privato di un uomo che ha fatto dell’astio nei confronti dei diversi da sé (siano essi asiatici, neri o più semplicemente giovani) la sua ragione di vita. Si è murato vivo nella sua casa e la prima pietra dell’edificio è stata collocata a metà del secolo scorso quando ha conosciuto la violenza e la morte in Corea. Il suo personaggio si chiama (e lo ribadisce al fine di evitare appellativi troppo confidenziali) Kowalski.  Eastwood ha una cultura cinematografica così vasta da non poter aver scelto a caso questo cognome. Stanley Kowalski era il brutale protagonista di Un Tram che si chiama desiderio da Tennessee Williams interpretato da un Marlon Brando al suo top. Anche Walt è brutale, in maniera così rozza che nessuno fa quasi più caso alle sue offese di stampo razzista. È come se, ormai anziano, il mondo attorno a lui gli facesse percepire la sua inutilità anche da quel punto di vista. Il suo andare sopra le righe ad ogni minima occasione lo apparenta con l’altrettanto anziana vicina di casa asiatica che sa solo inveire e lamentarsi sul portico di casa. Saranno però i giovani ‘diversi’ (Thao e sua sorella Sue) ad aprire una breccia nelle sue difese i veri studenti”. Alle ore 20,45 Audrey Tatou veste i panni di Coco Chanel in “Coco avant Chanel – L’amore prima del mito” di Anne Fontaine. Gabrielle è una giovane donna abbandonata dal padre e cresciuta in un orfanotrofio, dove ha imparato l’arte del cucire. Di giorno è impiegata come sartina in un negozio di stoffe troppo lontano da Parigi e di notte canta canzonette stonate per soldati ebbri di donne e di vino. L’incontro con Étienne Balsan, nobile e villano col vizio dei cavalli, introduce Coco in un mondo di pizzi, ozi e carezze. Insofferente alla vita edonistica e determinata a conquistare il suo posto nel mondo, troverà ispirazione nell’amore per Boy Capel, un gentiluomo inglese che corrisponde il suo sentimento, intuisce la sua grazia naturale e asseconda le sue inclinazioni. Anne Fontaine, autrice lussemburghese ed ex ballerina, gira un film intelligentemente strabico, che finge di guardare al melodramma e al biopic, dirigendosi invece altrove.  Collocando Coco avant Chanel con precisione storica, l’autrice punta a svelare le dinamiche complesse e cannibaliche che presiedono alla relazione fra l’universo nobiliare, quello borghese e quello proletario nella Francia del Primo Novecento. I tre mondi trovano una perfetta ed esatta dislocazione nei teatri e nelle tribune degli ippodromi, lungo i corridoi e le scale della villa Balsan in cui si svolge la storia e la vita di Gabrielle, in arte Coco. Coco Chanel, secondo Anne Fontaine, è una reazione creativa e attiva a una vita che poteva essere triste e ingrata, alle ipocrisie e alle ritualità della casta nobile, ai momenti codificati dell’etichetta e alle strutture del potere maschile. Alle ore 22,45 si prosegue con “Riunione di famiglia” di Thomas Vinterberg. Un celebre cantante d’opera viene invitato a tornare nel paese natìo per esibirsi in concerto. Il suo arrivo sconvolge l’esistenza del giovane Benjamin nel momento in cui viene a sapere che l’uomo è in realtà il padre che credeva morto quando lui era ancora un bambino. Cresciuto con il peso (menzognero) di un genitore fallito, alcolizzato, fornicatore e per giunta suicida – la madre ha preferito inventare una tragica scomparsa piuttosto che ammettere di essere stata lasciata per un’altra donna – il ragazzo ha riportato una forma di balbuzie che viene aggravata dalla nuova scioccante scoperta. Tuttavia la celebrità non sa di avere un figlio e mosso dall’affetto per il giovane balbuziente lo coinvolgerà nella sua fatiscente vita. Tra arie d’opera, campi di grano, lezioni di cucina e raggi di sole che incorniciano le inquadrature vediamo questo bizzarro alternarsi di equivoci da pochade legati al ritorno a casa di questo famigerato e stimato artista che si imbatte in questo giovane balbuziente che tanto gli ricorda la sua gioventù.  In Sala 2 alle ore 18,45 è la volta di Gus Van Sant e del suo “Elephant”. In un liceo di Portland,nell’Oregon, è una giornata come tante altre. I ragazzi frequentano le lezioni, vanno agli allenamenti, passeggiano per i corridoi, pranzano insieme, chiacchierano fra di loro; c’è chi lavora in biblioteca, chi scatta delle fotografie, e chi si preoccupa per il padre alcolista. Fino al momento in cui due studenti, Alex ed Eric, entrano nell’istituto armati di fucile ed aprono il fuoco. Alle ore 20,30 replica di “State of Play” di Kevin MacDonald con Russel Crowe. Alle ore 22,45 cinema australiano con l’ormai classico ed indimenticabile “Lezioni di piano” di Jane Campion con Holly Hunter, Harvey Keitel, Sam Neill e Anne Paquin. Nel 1825, venuta dalla Scozia, sbarca in Nuova Zelanda Ada, muta fin da bambina, sposa per procura a un coltivatore inglese, con una figlia di nove anni, i bagagli e un pianoforte. Un vicino di casa, maori convertito, l’aiuta a recuperare il piano che il marito rifiuta, e diventa il suo amante tra lo scandalo della piccola comunità locale. In Sala 3 sarà proiettato alle ore 18,45 “Il papà di Giovanna” con Silvio Orlando, Alba Rohrwacher, Francesca Neri e Ezio Greggio che per questa interpretazione riceverà il Premio Flaiano domenica 12 luglio. Giovanna è una bambina timida, insicura e non troppo bella. Il papà, un pittore fallito, è completamente dedicato alla sua educazione, rassicurandola ogni giorno della sua superiorità intellettuale e culturale. Il suo obiettivo è quello di darle un grande futuro, ma tutto si trasformerà in tragedia quando un giorno Giovanna uccide la sua bella e generosa compagna di banco… Alle ore 20,45 “Fortapasc” di Marco Risi, premiato il prossimo 12 luglio. Negli anni ‘80 Giancarlo Siani è un giornalista free lance nella sede del giornale “Il Mattino” a Torre Annunziata. Dopo aver scoperto gli affari loschi del sindaco di Torre Annunziata, Siani viene chiamato a Napoli, assunto nella sede centrale del giornale; anche lì, nonostante le minacce, Siani continua a seguire le piste che lo portano a rivelare i traffici del boss Valentino Gionta. Il 23 settembre del 1985 Giancarlo Siani viene ucciso a bordo della sua auto, una Citroen Mehari, mentre rientra a casa al Vomero. Marco Risi non ha realizzato un altro film sulla camorra, concentrandosi esclusivamente sulle tappe di avvicinamento di Siani prima a una consapevolezza di sé e della lotta politica, poi a una strategia letteraria e provocatoria. La camorra è in ogni gesto di chi si oppone a Siani, in ogni silenzio indifferente, nelle grottesche indagini dei carabinieri, nella “clemenza” della magistratura, nelle assurde pratiche rituali di “guappi” spietati e armati, che intendono porre la corruzione e la violenza come norma fondamentale di convivenza sociale.  Risi, all’interno del medesimo spazio (Torre Annunziata), distingue due campi contrapposti, determinando il fronteggiarsi delle due parti: i villains che utilizzano la forza della pistola per ascendere l’empireo della carriera camorristica, l’eroe che avvia la sua opera di progressiva e inarrestabile bonifica dell’illegalità con la macchina da scrivere, puntando sul valore della persuasione. Sullo sfondo c’è Napoli e l’isteria collettiva che circondava nel 1985 Maradona, involontario capopopolo, occasione di riscatto, speranza di rivalsa calcistica e sociale, sul ricco Nord da parte del garzone del macellaio e di una città pr
onta ad osannare e a stritolare. Con la linearità di un cinema che non ha tesi da dimostrare ma una bruciante urgenza di raccontare, Fortapàsc mette in piazza una classe politica che mira alla propria autoconservazione, una società incivile che chiede la legittimazione di essere incivile e un giornalismo (impiegatizio) che continua a ignorare le proprie responsabilità nel degrado sociale, etico, linguistico e culturale del Paese. Alle ore 22,45 infine,  nuovo cinema austriaco con “Babooska” di Tizza Covi e Rainer Frimmel: Il film racconta degli episodi sulla lotta quotidiana per l’esistenza di nomadi moderni in Italia. Nel giro di un anno l’artista giovane Babooska, che insieme alla sua famiglia gestisce un circo ambulante, viene accompagnata nella sua odissea attraverso i paesi più fuori mano.