Ormai nel vivo di tutte le suenumerose proposte, il programma del Flaiano Film Festival di domenica 30giugno al Multiplex Arca prevede in Sala 5 alle ore 20,00 l’ultimofilm di Baz Luhrmann, “Il grande Gaysby” con Leonardo DiCaprio: dopo quello che è universalmente riconosciuto come un terribilepasso falso, quello di Australia, Baz Luhrmannrecupera lo spirito flamboyant di Moulin Rouge!,riproponendo anche la medesima struttura drammatica all’adattamento del celebreromanzo di Francis Scott Fitzgerald. Così facendo, il registaaustraliano dimostra non solo di avere una grande passione per le stagioni diallegria smodata e (in)consciamente decadente (lì la Belle Epoque, qui iRoaring Twenties) ma anche una fissazione per la messa in scena caleidoscopicae per le cornici “letterarie”. Nel suo film infatti, Nick Carraway diventa unvero e proprio scrittore, narratore e chiaro alter ego di Fitzgerald,spettatore – e non protagonista come il Christian di Ewan McGregor- di una storia d’amore e delle sue infinite tribolazioni; di un mondovorticoso e in divenire teso ad un finale tragico, involuto e passatista Ilregista, che si regala perfino un cammeo, rispetta la vera natura del romanzoche lo ispira, cambiandola però di segno: lascia soggiaciente la vena socialecupa e dolorosa mentre esalta il piano privato e sentimentale.Alle ore 18,00 per ilconcorso italiano “The Lithium Conspiracy” di DavideMarengo (Ingresso libero): la bella e spietata Cecilia Schwartz (CarolinaCrescentini) assume la direzione della Banca Lario dopo l’acquisizione daparte della Newlight, una banca d’affari internazionale. Il suo arrivosconvolge la vita del giovane e ironico avvocato di provincia Giulio Rovedo (GuidoCaprino). Nel giro di poco tempo i due si ritrovano catapultati in unfrenetico e rocambolesco viaggio che dall’Europa li porterà in Sud America,dove la Newlight ha intenzione di acquisire una concessione per lo sfruttamentodi un lago salato di Quemada, sede del più grande giacimento di litio al mondo.Il viaggio però costringe Giulio a mettere ulteriormente in crisi il giàtraballante rapporto con la moglie Valeria (Maya Sansa). Liberamentetratto dall’omonimo romanzo di Tullio Avoledo.Alle ore 22,45 “BlueValentine” di Derek Cianfrance: Dean e Cindy si sono incontrati percaso, si sono amati tanto, hanno fatto una famiglia felice ma ora l’amore li halasciati e loro stanno per fare altrettanto, l’uno con l’altro. Mentre siconcedono forse l’ultima notte insieme, nella “camera del futuro” diun motel a ore, ricordano quel che c’è stato, quello che hanno avuto e che nonc’è più.
Dopo un eccellente debutto al Sundance e anni di documentarismo, DerekCianfrance riesce finalmente a portare alla luce Blue Valentine, cheaveva iniziato a scrivere già nel lontano 1998. È il caso di dirlo: megliotardi che mai, perché questo piccolo film di grandi attori ha una rara graziache lo guida da cima a fondo, un ventre di sentimenti autentici, nello spettronoto che va dall’amore alla disperazione, e un finale toccante. La barzellettaal centro del film, che Cindy racconta con una straordinaria finta naturalezza,deciderà del pubblico: o dentro o fuori, quello è il tono del film e delpersonaggio di lei in particolare, meno “simpatico” del suo partnerma vero burattinaio dell’azione.
Ryan Gosling, col suo fascino e la sua rabbia, con l’animo buono e il destinocrudele, e Michelle Williams, con la sua interpretazione trattenuta, tirataperché l’esasperazione deflagri credibile e condivisibile quando è il suomomento, sono due tra gli attori migliori del momento e qui lo dimostrano,attraverso le trasformazioni fisiche ed emotive per cui passano senza maiforzare.In Sala 4 si prosegue conl’omaggio a Giuseppe Tornatore ed il suo “Malena” alle ore17,30.Alle ore 20,30 replica de “La leggenda di Kaspar Hauser”di Davide Manuli (Ingresso libero): il lunedì di Pentecoste del 26 maggiodel 1828, tra le quattro e le cinque di sera, un ragazzo malfermo e malvestitoapparve nei pressi di Norimberga. Ripeteva poche parole e reagivascompostamente alle sollecitazioni sensoriali. Aveva con sé una letteraindirizzata a un capitano di cavalleria del VI reggimento dei cavalieri diNorimberga. Il ragazzo non sapeva e non diceva nulla di sé. Delle cinquantaparole di cui era composto il suo lessico, alcune ritornavano ossessivamente:Reuta worn e Woas nit, espressioni dialettali che significano “diventarecavalleggero” e “non so”. Quando gli diedero una penna, l’unicacosa che scrisse, e che sapeva scrivere, era il suo nome: Kaspar Hauser. Fupreso sin da subito per un impostore e un furbo. Per questo venne rinchiuso nelcarcere di Norimberga, dove divenne una sorta di curiosità cittadina. Tra icuriosi, vi fu il barone von Feuerbach, l’unico che prestò autentica attenzioneal fenomeno del giovane selvatico. Scrisse un libro che fondò la leggenda diKaspar Hauser. Il ragazzo seppur selvatico e analfabeta sembrava avere dotinaturali e un carattere nobile. Il barone avanzò la tesi che il giovane fosseil figlio di una nobile famiglia fatto sparire in tenera età per escluderlo dall’asseereditario. Grazie all’intercessione di von Feuerbach, Kaspar Hauser fuindirizzato a un tutore che gli insegnò a leggere e scrivere. Fu così che siapprese, per penna dello stesso Hauser, la sua storia che lo vede segregato peranni sotto terra, al buio, senza mai vedere essere umano, unici compagni duecavallucci e un cane di legno. Poco prima di trovare la libertà, unosconosciuto a lui mai rivelatosi gli insegnò a scrivere il suo nome.Alle ore 22,45 cinemapolacco con “Repulsion” di Roman Polanski: Repulsione, ovverostoria di una nevrosi, quella di Carol Ledoux, avvenente estetista ossessionatadagli uomini. Il secondo lungometraggio di Roman Polanski, il primo giratofuori dalla Polonia, è una lenta discesa di una donna verso la follia più estrema.Dall’occhio atterrito di Carol adulta che fa da sfondo ai titoli di testa finoad arrivare all’occhio diabolico della bambina che è stata, nel finale,Polanski registra un tortuoso percorso in una psiche sempre più disturbata. Elo ambienta tra le quattro mura (crepate) di un appartamento, luogo chiuso,tetro e claustrofobico che spesso di qui in avanti sarà teatro delle ossessionie delle allucinazioni dei suoi personaggi futuri.In Sala 3 alle ore 17,00viene proposto “Lo Hobbit” di Peter Jackson dall’omonimoromanzo di Tolkien: sessant’anni prima che Frodo desse inizio al suo viaggioverso Gran Burrone e oltre, suo zio Bilbo Baggins si godeva la calma dellaContea e l’assenza di avventure (fastidiose scomode cose che fanno far tardi acena) fino al giorno in cui Gandalf il Grigio non si presentò alla sua porta elasciò su di essa un segno. Poco dopo, uno dopo l’altro 12 nani e il loro capoThorin Scudodiquercia, prendevano possesso della casa dello hobbit Bilbo edella sua dispensa, per arruolarlo e partire con lui alla riconquista delvecchio regno dei nani, Erebor, da troppo tempo nelle grinfie del terribiledrago Smaug. Non sarebbe corretto citare la Trilogia dell’Anello per introdurrel’adattamento del primo libro di narrativa di Tolkien, che la precede diparecchi anni nella realtà e ancora di più nella finzione, se non fosse che èPeter Jackson stesso a farlo, inscenando una breve cornice nella quale ElijahWood compare come traghettatore e tramite tra le due esperienzecinematografiche.Alle ore 20,30, da nonperdere “Cirque du Soleil-Mondi lontani” in 3D in collaborazionecon Funambolika: girando in una fiera di paese, una ragazza vieneavvicinata da un clown che le porge il volantino pubblicitario dello spettacolodi un trapezista. Entrata nel tendone in cui questi si esibisce, durante loshow scambia con lui uno sguardo di intesa che lo distrae facendolo cadere. Lacaduta provoca un passaggio dimensionale e i due si trovano coinvolti indiversi “scenari”, ovvero diverse rappresentazioni spettacolariall’interno delle quali si inseguono cercando di trovarsi fino alcongiungimento finale, anch’esso nella forma di uno spettacolo. Periodicamenteil Cirque du Soleil passa sul grande schermo con versioni riprese in grandestile degli spettacoli che hanno già avuto successo in tutto il mondo. Intotale sono ormai 35 le produzioni per cinema e televisione che dal 1988 hannoavuto al centro gli spettacoli dellacompagnia, sia nella forma del dietro le quinte, che del documentario cheinfine della ripresa dello spettacolo stesso. Mondi lontani è la primadi queste produzioni in 3D e in grandissimo stile, realizzata con la consulenzadi James Cameron e aggregando numeri e trovate da 7 spettacoli diversi traquelli messi in scena a Las Vegas (O, Mystère, Kà, Love, Zumanity, Viva Elvis eCriss Angel Believe).Infine alle ore 22,45 atutto musical con il cult “Jesus Christ Superstar”di NormanJewison, tratto dal più famoso dei musical che l’inglese Andrew LloydWebber compose su libretti di Tom Rice in forma di opera rock per le scenelondinesi e che ebbe un grande successo anche a Broadway. È ispirato alla vitadi Gesù di Nazareth, rievocata da giovani turisti in Israele.