L’umanità è apparsa in notevole debito ecologico, nei confronti della Terra, poiché ha consumato un terzo in più, di quanto il pianeta ha potuto erogare: il WWF, infatti, ha stimato una perdita del 30% di biodiversità, dal 1970 ad oggi. James P. Leape, Direttore Generale di WWF International, quindi, ha informato che la nostra domanda è cresciuta, sotto la spinta dell’incessante aumento demografico e dei consumi individuali, superando la capacità rigenerativa del Pianeta di circa il 30%.
 Il “Living Planet Report 2008” ha ottenuto le informazioni calcolando, per la prima volta, l’impatto dei nostri consumi sulle risorse idriche della Terra e la nostra vulnerabilità alla carenza idrica in molte aree: il rapporto ha, così, rilevato che, se il nostro “debito ecologico” è attestabile al 30% nel 2005, arriverà al 100% nel decennio del 2030. L’Italia, inoltre, è collocata al 4° posto, nella classifica mondiale, per consumo idrico, con un consumo di 2.332 metri cubi pro capite annui, seguita, in ordine, da USA, Grecia e Malesia, e preceduta da Spagna, Portogallo e Canada.
 Le emissioni di gas serra, poi, hanno toccato nel 2005 gli oltre 580 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, tanto da nominare l’Italia come terzo paese europeo per emissioni, e nel 2006 hanno raggiunto le 567,9 milioni di tonnellate: l’Italia, dunque, è risultata uno dei pochi paesi europei, insieme ad Austria, Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, che ha registrato un incremento delle emissioni rispetto ai valori del 1990.
 Il ciclo dei rifiuti nel Nostro Paese, dal 1997 al 2004, ha rilevato, anche, un incremento notevole, di quasi il 60% della produzione totale: le “scorie” sono passate da circa 87,5 milioni di tonnellate, nel 1997, a poco meno di 140 milioni di tonnellate, nel 2004, inclusi i rifiuti urbani, che hanno mostrato un incremento percentuale, tra il 2003 ed il 2005, del 5,5%, raggiungendo una quantità di circa 31,7 milioni di tonnellate e toccando i 32,5  nel 2006.
 È, pure, segnalata, nel rapporto, la difficile situazione della fragilità territoriale del nostro Paese: il 10% dell’Italia, difatti, è classificato a elevato rischio per alluvioni, frane e valanghe, interessando totalmente o in parte il territorio di oltre 6.600 comuni italiani, ed attestando che i 2/3 delle aree esposte a rischio interessano centri urbani, infrastrutture e aree produttive strettamente connesse con lo sviluppo economico e sociale del Paese.
 James P. Leape ha allora concluso sulla necessità immediata di fare qualcosa per salvare il pianeta e noi stessi: “Lo stesso spirito che portò l’uomo sulla Luna deve essere ora impiegato per liberare le future generazioni da un debito ecologico devastante”.