La casa era bianca, come tutto il resto. Bianca la sabbia, bianchi i muri, bianchi le lenzuola stese ad asciugare. Marco aveva scelto quella destinazione quasi a caso. O forse no. Dopo un inverno passato a insegnare fisica in un liceo tecnico di Brescia, aveva bisogno di un posto dove non ci fossero linee dritte, solo orizzonti sfocati.

Lo scambio era stato semplice: il proprietario, un certo Javier, voleva “vedere la nebbia, almeno una volta nella vita”. Marco voleva invece sparire dentro il vento.
L’appartamento era minimalista: due stanze, un cucinino, una terrazza che guardava verso niente. Non c’era Wi-Fi. Né tende. Solo il rumore costante della sabbia che graffiava i vetri come un promemoria.

La prima notte, Marco dormì male. La casa sembrava muoversi, respirare. Sentiva il fruscio delle dune vicine come se fossero vive. La seconda notte camminò scalzo fino alla spiaggia. Non c’era nessuno, solo il buio e le stelle basse, più vicine che a casa.

Passò i giorni senza orologio. Si svegliava quando il sole colpiva il muro opposto al letto. Mangiare diventò un esercizio minimo: frutta, pane, formaggio. Il silenzio della casa non era totale, ma liquido. Come una voce che non cercava di parlarti, solo di esistere.

Il quinto giorno trovò sulla terrazza una sedia che non ricordava di aver visto prima. Di legno, un po’ scrostata. Sulla seduta, una mappa piegata male e una frase scritta in spagnolo:
“No todas las rutas llevan a algún lugar. Algunas te pierden mejor.”
Non tutte le strade portano da qualche parte. Alcune ti perdono meglio.

Non cercò di capire. Né di trovare chi l’avesse lasciata. Si limitò a usare la sedia e leggere la mappa, scoprendo sentieri inesistenti e nomi di villaggi che sembravano inventati. Quel giorno, Marco camminò più di quanto avesse camminato negli ultimi mesi.

Alla fine della settimana, la sedia era sparita. Rimanevano solo le sue impronte sulla sabbia compatta. Scrisse nel diario che non teneva più aggiornato:
“Forse certe case non servono a farti sentire a casa. Servono a farti perdere meglio.”

Chiuse la porta senza voltarsi. Non per indifferenza. Per gratitudine.