Nel 1963 Maccari, Petri, Scola, Age e Scarpelli scrissero I Mostri per Dino Risi, una serie di gag ferocissime in cui si raccontavano le perversioni, i gusti ed i vizi del popolo italiano in pieno boom economico. A quel film, nel 1977, seguì I Nuovi Mostri diretto a sei mani da Dino Risi, Mario Monicelli e Ettore Scola. A distanza di quasi mezzo secolo da I Mostri, Enrico Oldoini firma la regia de I Mostri Oggi. La pellicola, composta da 16 episodi, ruota intorna a tre attori principali: Diego Abatantuono, Claudio Bisio e Giorgio Panariello. Ad affiancarli troviamo Carlo Buccirosso, Sabrina Ferilli, Angela Finocchiaro, Neri Marcorè.
Enrico Oldoini, quale comune denominatore crede esista tra il suo nuovo film e i suoi due illustri predecessori?
“I mostri oggi” è stato scritto e realizzato nel pieno rispetto degli artefici de “I mostri” e de “I nuovi mostri”: due degli sceneggiatori, Giacomo Scarpelli e Silvia Scola, sono i figli di Furio Scarpelli ed Ettore Scola che avevano scritto i due film precedenti e che hanno un po’ sorvegliato amorevolmente il nostro lavoro. Poco prima della sua scomparsa sono anche andato a pranzo con Dino Risi, con cui in passato avevo avuto la fortuna di sceneggiare un film, gli ho portato il nostro copione per riceverne un parere, non so se abbia mai fatto in tempo a leggerlo. Per rispetto alla linea tracciata dagli autori del passato, ma anche per nostra volontà, doveva essere un film beffardo, cattivo e anche un po’ feroce, i 16 episodi raccontano una realtà italiana ormai “mostrificata”, si ride della nostra cattiveria e la nostra galleria di personaggi credo possa stare in buona compagnia insieme a quelli rappresentati negli altri due film, che sono anche più volte “citati” qua e là, anche se le storie sono diverse e più vicine al gusto e alla cattiveria di oggi. Diego Abatantuono, era da tempo che lei si riproponeva di rivisitare la grande commedia degli anni ‘60 ed è inparticolare il film ad episodi di Dino Risi che vi ha ispirato?
“Sono circa 20 anni che spingo per tornare ai film a episodi. L’esempio fondamentale da tenere presente, il più citato, era sempre “I mostri”. In effetti, diversi registi hanno seguito con successo questa strada e credo che anche la nostra sia un’operazione riuscita. E’ impossibile azzardare paragoni ed analogie con le precedenti grandi commedie dei nostri maestri: i mostri e la mostruosità della gente si rinnovano automaticamente lungo le diverse epoche, i personaggi mostruosi di quei film che allora sembravano caricaturali, col tempo si sono dimostrati purtroppo più che realistici. Era importante allora trovare una chiave differente, Enrico Oldoini ed i suoi sceneggiatori sono stati abili a creare una sorta di mostruosità trasversale, con personaggi che appartengono a diverse classi sociali, a generazioni differenti con i vari protagonisti che interagiscono tra loro, siano proletari o falsi nobili, professionisti o mascalzoni: insomma, c’è un po’ di tutto”.Claudio Bisio, le fa piacere ricollegarsi idealmente alla grande tradizione della commedia del passato?
“Certamente, credo che nel nostro film si ritrovi una bella cattiveria sferzante sui difetti degli italiani analoga a quella de “I mostri” di Dino Risi che all’inizio degli anni’60 sembravano un’eccezione da cui prendere le distanze mentre oggi la realtà ha superato ogni fantasia. Il nostro film è divertente e grottesco e si concede anche qualche presa di posizione decisa su certi comportamenti costanti degli italiani in una società diventata sempre più feroce. I grandi attori, registi e sceneggiatori degli anni passati sono piuttosto unici ed irripetibili, penso a persone come Dino Risi o Pietro Germi che sapevano raccontare il Paese dando vita anche ad anticipazioni sconcertanti della realtà sociale facendo passare – aiutati da grandi attori – i contenuti seri attraverso il divertimento. In genere oggi i film che riguardano il sociale si limitano a fotografare la società, sono forse troppo seri e magari il pubblico li rifiuta perché bastano i telegiornali, mentre per quello che riguarda la commedia se in passato ci si illudeva di ridere del proprio vicino e non di se stessi oggi ci si riconosce subito perché un po’ ci si guarda allo specchi”.