“L’infezione sanitaria del virus affiancherà l’infezione finanziaria mafiosa”. Lo ha scritto nella sua relazione annuale la Direzione antimafia italiana, il centro di coordinamento delle Procure che si occupano di criminalità organizzata.

Non è dunque affatto da scartare l’ipotesi che le nuove attività sono modellate attorno al nuovo fenomeno sanitario, la pandemia. Da tempo i clan, che hanno a disposizione un’enorme liquidità ricavata dalle attività illecite, come l’usura e il traffico di droga, puntano sulla sanità. Secondo gli esperti, infatti, la malavita fiuta il business dei vaccini anti-Covid. Secondo l’Interpol il via delle campagne vaccinali a gennaio potrebbe attrarre «possibili attività criminali». L’organizzazione che riunisce le polizie di 194 paesi, tra cui l’Italia, teme che i gruppi criminali possano tuffarsi nel “piatto ricco” dei vaccini, attratti dai possibili profitti. Qualcosa di simile, sempre nell’ambito del Covid, si era già visto a marzo e aprile con la vendita di mascherine e test sierologici.

«Contraffazione, furto e pubblicità illegale» sono le fattispecie di reato su cui la polizia italiana è chiamata a vigilare. «Con una serie di vaccini Covid-19 prossimi all’approvazione e alla distribuzione globale, sarà fondamentale garantire la sicurezza della catena di approvvigionamento e identificare i siti web illegali che vendono prodotti contraffatti» scrive Interpol in una nota. I falsi vaccini rappresentano un «rischio considerevole per la salute e persino per la vita». Il nuovo business che viaggia parallelo insieme a quello immobiliare (acquisto di aziende in crisi, bar, ristoranti interi palazzi in diversi Paesi europei) è quello dei farmaci.

Quello dei vaccini contraffatti è classificato come “rischio arancione” dall’Interpol, ossia «un pericolo grave e immediato per la sicurezza pubblica». “Sono prevedibili importanti investimenti criminali nelle società operanti nel ciclo della sanità, siano esse coinvolte nella produzione di dispositivi medici (ad esempio mascherine e respiratori) nella distribuzione (a partire dalle farmacie, in più occasioni cadute nelle mire delle cosche)”. E l’interesse delle cosche potrebbe allargarsi “nella sanificazione ambientale e nello smaltimento dei rifiuti speciali, prodotti in maniera più consistente a seguito dell’emergenza.

Fonte:Sportello dei Diritti Onlus