Spoiler: sono ancora viva. Nessuno mi ha tolto punti karma. Non ho perso il diritto di parlare di “rituali mattutini” anche se il mio consiste ormai in una corsa isterica verso il caffè.

Ma facciamo un passo indietro.
Era il 2 settembre.
L’aria era più fresca, l’algoritmo mi proponeva video di sveglie alle 6:00, journaling silenzioso, yoga con una candela accesa.
Io, ovviamente, ci sono cascata come ogni settembre.
E ho deciso: “Quest’anno inizio bene. Nuova routine. Nuovo io. Ce la faccio.”

Lo spoiler lo sai già.
Ecco il racconto, i dettagli, e soprattutto: cosa ha funzionato davvero, anche se è durato poco.

🕒 Giorno 1 – Euforia e bugie

Mi sveglio prima della sveglia. (Non so se per entusiasmo o per ansia da performance.)
Silenzio, caffè, tappetino. Apro la finestra. Inspiro. Sorrido.
Scrivo tre righe su un quaderno a righe che ho comprato apposta. Mi sento saggia.

Colazione: yogurt + frutta + qualcosa di vagamente chiamato “chia”
Umore: euforico. Sto facendo la cosa giusta. La mia vita sta cambiando.

Durata rituale: 1h 10min

🕒 Giorno 2 – L’adattamento forzato

La sveglia suona. L’entusiasmo è rimasto nel giorno precedente.
Faccio quasi tutto, ma con meno grazia.
Il journaling si trasforma in una lista delle cose da fare. Lo yoga dura 8 minuti.
A metà tazza di caffè inizio già a leggere le mail.

Colazione: pane tostato + burro di arachidi aggressivo
Umore: leggero senso del dovere + nota interiore: “perché mi sto complicando la vita?”

Durata rituale: 43 minuti, stiracchiati

🕒 Giorno 3 – Il collasso silenzioso

Snooze.
Secondo snooze.
Apro gli occhi quando dovrei già essere vestita.
Faccio colazione davanti al lavandino mentre cerco i calzini.
Il diario resta chiuso. Il tappetino yoga è una presenza passiva-aggressiva accanto al letto.

Colazione: biscotti secchi rubati al fondo di una dispensa
Umore: misto di fallimento e sollievo. Il mondo non è finito. Solo la routine.

Durata rituale: 6 minuti (tra cui 2 di panico)

🧠 Cosa ho capito, a parte il fatto che non sono un robot:

  1. Il problema non è la routine. È il mito della routine perfetta.
    • Non sono diventata una versione migliore di me solo perché ho scritto “gratitudine” su un quaderno.
  2. Tre giorni non sono pochi se li vivi davvero.
    • Anche un piccolo momento al giorno ha lasciato traccia. Un’idea di calma. Di intenzione.
  3. La colazione davanti al lavandino non è un crimine.
    • A volte è la vita vera. Non va romanticizzata, ma nemmeno punita.
  4. Forse la routine giusta non è quella delle 6 cose da fare ogni giorno.
    • È quella che si adatta, si muove, respira. Anche se a volte si addormenta.

🎯 Conclusione: ho fallito, ma ne è valsa la pena

Tre giorni bastano per dire: “Ok, qualcosa mi fa bene.”
Ora lo so.
Anche se non lo faccio ogni giorno.
Anche se ci torno quando posso.
Anche se la vita è incostante, e anche io.

Il nuovo obiettivo?
Non creare una routine perfetta.
Ma tenere con me due o tre cose che mi fanno stare meglio, anche in mezzo al caos.

Magari non ogni mattina.
Ma abbastanza da ricordarmi che posso sempre ricominciare.

Anche mercoledì.